Dove c’è Barilla c’è casa; una casa in cui gay e lesbiche non sembrano essere benvenuti. «Non metterei mai in una nostra pubblicità una famiglia gay, perché noi siamo per la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, purché non infastidiscano gli altri». Ha il sapore di un autogol clamoroso la frase pronunciata da Guido Barilla durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, ieri, in diretta su Radio24. Ignorando le migliaia di consumatori gay, il patron del marchio italiano ha esplicitato i valori dei brand di famiglia escludendo una fetta importante del mercato.
Le parole di Barilla – proprietaria anche dei marchi Mulino Bianco, Voiello e Pavesi – non sono passate inosservate. Sui social network è partita una campagna per invitare gay e lesbiche al boicottaggio dei prodotti di famiglia. Basta cercare gli hastag #Barilla e #BoicottaBarilla su Twitter per rendersi conto del polverone alzato dalle frasi pronunciate a La Zanzara. C’è chi si arrabbia col patron, chi suggerisce di acquistare questo o quel marchio in alternativa, chi critica i prodotti e chi le pubblicità che hanno reso famoso il marchio Mulino Bianco, quelle in cui c’è l’immagine di una famiglia edulcorata e solo di recente sostituita dal testimonial Banderas e dalla meno celebre gallina. Una scelta, quella di Barilla, ben lontana da quella di altri marchi come Althea, ad esempio, che dell’amore gay fece una bandiera mettendo al centro degli spot sei sughi per la pasta coppie gay e lesbiche.
L’audio dell’intervista a Barilla
Arcigay lancia il boicottaggio ufficiale – «Abbiamo lanciato una campagna, l’abbiamo chiamata “Siamo tutt* della stessa pasta”», dice Flavio Romani, presidente di Arcigay. «Oltre a sfruttare la rete e i social network stiamo organizzando azioni di volantinaggio davanti ai supermercati per informare i consumatori. Il pensiero di Barilla introduce la discriminazione perfino a tavola, e sembra voler negare quel desco ideale alle nostre famiglie, “sgradite” come negli anni furono quelle di neri ed ebrei. E proprio sostituendo nelle frasi di Barilla la parola “omosessuale” con “ebreo” o “nero” riusciamo a cogliere la gravità di quel messaggio e a riconoscerne il retaggio culturale. Da quella storia – chiosa Romani – ci siamo già affrancati. Barilla è il rigurgito di un’Italia che non c’è più: glielo dimostreremo.»
Le scuse – “Con riferimento alle dichiarazioni rese ieri alla Zanzara, mi scuso se le mie parole hanno generato fraintendimenti o polemiche, o se hanno urtato la sensibilità di alcune persone. Nell’intervista volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all’interno della famiglia”. Barilla precisa di avere “il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna”, “il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto – e ribadisco – che rispetto i matrimoni tra gay”. Infine, conclude la nota, “Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque, e da sempre si identifica con la nostra marca”.
Buitoni e Garofalo – Nel frattempo altre aziende alimentari si sono fatte avanti per occupare lo spazio lasciato vuoto da Barilla. Buitoni, ad esempio, ha fatto sapere che “A Casa Buitoni c’è posto per tutti.” pubblicando un post sulla fanpage del brand con una foto che raffigura un portone aperto. Garofalo, produttore di pasta diretto concorrente di Barilla, ha pubblicato un post su Facebook nel quale considera “Le uniche famiglie che non sono Garofalo sono quelle che non amano la buona pasta”.
Lo spot Althea
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