Ha deciso che era giunto il momento di fare coming out e l’ha fatto durante un’intervista al sito LezPop. Lei è Nicole Bonamino, portiere della nazionale femminile di hockey in-line. A 22 anni, Nicole ha deciso di dire a tutti che è lesbica “perché se non siamo noi a cambiare le cose, le cose potrebbero non cambiare mai”, diventando così la prima sportiva italiana a fare coming out. Sa di correre dei rischi Nicole, in un mondo, quello dello sport italiano, ancora pieno di pregiudizi nei confronti delle persone lgbt. “Certo, alcuni rischi ci sono ad essere dichiarati – spiega Nicole a LezPop. Perché finché giochi con la tua squadra non ci sono problemi, ma quando arrivi in Nazionale è un po’ diverso. Ad un mondiale rappresenti l’Italia e se a qualcuno non piace il tuo orientamento sessuale potresti essere fuori dalla squadra”. Ma aggiunge: “se andiamo avanti così le cose non cambieranno mai. La paura alimenta altra paura, invece bisogna mandare un segnale forte soprattutto per le ragazzine più giovani”.
Sicura delle sue doti atletiche (senza le quali certo non sarebbe stata convocata in nazionale), Nicole è convinta che anche dopo il coming out continuerà a giocare nella squadra azzurra: “come potrebbero escludermi dalla Nazionale – dice – perché sono lesbica? Ci sono dei test fisici che provano le mie capacità atletiche”. Per quanto riguarda la sua squadra, le Gatte Nere di Piacenza, aggiunge: “Tra l’altro, non credo che alla mia allenatrice, Teresa Turillo, interessi troppo il mio orientamento sessuale”.
Non poteva mancare un riferimento all’argomento del giorno, in tema di sport, le Olimpiadi di Sochi. “Penso che Letta non sarebbe dovuto andare all’apertura dei giochi – dice Nicole -. Ma non credo abbia avuto tutto quest’impatto in Italia. In generale gli italiani non amano troppo informarsi, per di più non sono molto interessati all’argomento e non sanno come schierarsi rispetto all’omofobia”. A Sochi, però, Nicole Bonamino sarebbe andata: “Siamo atleti, giochiamo, non facciamo politica”.
Il coming out in famiglia risale a qualche anno fa, quando aveva appena 18 anni.
La prima a saperlo è stata la madre che, racconta l’atleta, “si è messa a ridere” convinta che fosse una crisi adolescenziale, un passaggio. Col passare del tempo però, ha capito che non si trattava di una fase “allora ha capito e non c’è stato nessun problema. Anzi, so di essere fortunata perché la mia è una famiglia aperta”. La squadra, invece, saprà della sua omosessualità dall’intervista. E l’omofobia? “Omofobia aperta non l’ho mai subita – racconta -, ma velata sì. Anche perché in Italia le lesbiche non sono discriminate, sono ignorate”.
Intanto continua la preparazione atletica anche perché si aspetta la conferma dell’inclusione dell’hockey in-line tra gli sport olimpici. Chissà, quindi, che non vedremo Nicole e la nazionale azzurra alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.
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