Riceviamo dalla Senatrice Rosa Maria Di Giorgi (PD) e molto, molto volentieri pubblichiamo una rettifica a quanto da noi scritto nell’articolo sui senatori “malpancisti” del Partito Democratico sulla stepchild adoption, al punto da mettere in dubbio il voto finale sulle unioni civili.
Caro direttore, sono sconcertata da cio’ che leggo su gay.it, dove mi si attribuisce in un articolo di apertura dell’home page la volontà di “votare contro il ddl sulle unioni civili qualora l’articolo 5 sulla stepchild adoption passasse”. E’ un’affermazione grave e non verificata, che mi attribuisce una decisione politica lontanissima da tutto ciò che faccio sulla questione delle Unioni Civili: ottenere finalmente una legge per la quale mi batto da anni, che riconosca diritti, civili e non solo, ai gay. Sul vostro portale devo invece leggere che l’impegno di una vita, che coincide con una profonda convinzione, verrebbe abiurato ora che la legge è in dirittura d’arrivo? Niente di più falso. Non voglio pensare ad una vostra malafede giornalistica, preferisco pensare ad una errata informazione che avete ricevuto, senza verificarla con la sottoscritta. Ciò che è vero, è che la legge divide profondamente le coscienze degli italiani, e di chi deve votarla, specialmente sul punto della stepchild adoption. Io mi sto battendo da mesi in Senato per una mediazione che considero vincente: quella dell’affido rafforzato, che riconosce funzioni genitoriali di fatto ma accompagnate da una tutela maggiore verso i bambini. E’ una posizione molto responsabile, che è fondamentale anche per convincere molti indecisi a votare il ddl. Infatti chi può affossare questa legge preziosa e necessaria sono proprio gli intransigenti che vogliono a tutti i costi, e subito, l’adozione. Intransigenza che ora rischia di allontanare anche i senatori che faticosamente si sono convinti a votare la legge. Altro che minacciare noi di non votarla. E’ invece chi fa muro contro muro sulla stepchild a far aumentare le schiere di chi ha paura di una legge che noi per primi vogliamo. Mi auguro che questa mia lettera faccia finalmente chiarezza, specialmente su un organo di informazione importante come gay.it, che ha sempre ricevuto la mia attenzione. Vorrei che la cosa fosse reciproca, una volta per tutte.
Gentilissima Senatrice,
innanzitutto la ringraziamo per la sua risposta. Prendiamo atto delle sue critiche ma anche della loro compostezza, che avremo voluto leggere in dichiarazione di alcuni colleghi del suo stesso gruppo senatoriale: parlare infatti di “liste di proscrizione” e di “squadrismo” ci pare del tutto inopportuno, specie a chi le ha subite a lungo e da 30 anni attende invano una legge che riconosca diritti alle nostre coppie. Ci chiediamo se la medesima reazione l’abbiano avuta in passato o l’avessero avuta oggi di fronte ad un comportamento simile non di un piccolo sito internet, ma di un quotidiano nazionale come Repubblica, come è già accaduto in altri momenti: ne dubitiamo, sinceramente.
Detto questo prendiamo atto, con grande gioia, che lei non subordina il voto finale sul ddl Cirinnà al voto sullo specifico articolo 5. Ne siamo lieti. Attendiamo in tal senso una dichiarazione dagli altri suoi 29 colleghi che tarda ad arrivare.
Cordialmente e con immutata stima,
Alessio De Giorgi
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