Unioni civili: “Questa volta si faranno, la volontà c’è”

Alicata (direzione Pd): "Sono il nostro cavallo di Troia. Il dibattito nel Pd è cambiato".

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Qualche giorno fa le agenzie hanno battuto la notizia che, alla fine di una riunione del Pd a cui ha partecipato anche Matteo Renzi, il partito è uscito spaccato sulla questione delle unioni civili , specialmente su reversibilità della pensione e stepchild adoption su cui l’ala cattolica sarebbe contraria.
Abbiamo intervistato Cristiana Alicata, membro della direzione nazionale del Pd e della componente lgbt del partito per farci raccontare come sono andate le cose.

Cos’è successo a quella riunione?
Niente di catastrofico, anzi. È stata molto bella. Per la prima volta rispetto a quelle che sembrano ere geologiche precedenti, non c’erano solo i laici, i gay e le lesbiche. C’erano anche i cattolici e questo è un dato importante. Lo stesso Renzi ha detto che pensava di trovarsi davanti a delle resistenze sulla reversibilità della pensione e invece questo argomento sembra che ormai sia sdoganato.

Sappiamo, però, che le resistenze maggiori da parte della componente cattolica dei democratici sono sulle stepchild adoption: com’è andata la discussione su questo?
Premetto che su tutti coloro che sono intervenuti, solo due hanno sollevato perplessità sulla maternità surrogata. Tutti, però, hanno riconosciuto che bisogna tutelare i bambini già nati e fare l’interesse del minore garantendo la continuità affettiva.
Per arrivare a questo, il dibattito si sta svolgendo su due posizioni: una parte propone di introdurre lo strumento dell’affido, invece che quello dell’adozione da parte del genitore non biologico. Questo, naturalmente, apre una

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serie di problemi sul fronte dell’eredità rispetto a tutta la parentela del genitore non biologico, per esempio. L’altra parte invece, vuole l’adozione completa. Di questo fronte fa parte Renzi che ha detto chiaramente di volere andare al voto su questa legge, anche prima delle elezioni regionali perché non teme che l’argomento diventi carne da macello elettorale.
Il dato importante è che il dibattito non è più tra chi vuole l’uguaglianza dei diritti e qualcuno che non vuole niente. Il livello del dibattito si è alzato: ora c’è una parte consistente che vuole l’uguaglianza e una che, invece, vuole le civil partnership. Mi rendo conto che se guardiamo ai fatti, siamo ancora allo zero assoluto, ma un livello così elevato di confronto è un fatto a cui non si era mai arrivati.

E come la mettiamo con gli alleati di governo che, invece, non intendono neanche trattare su alcuni punti del ddl Cirinnà?
Capisco che sia complicato da accettare, ma il Pd non ha vinto le elezioni e non può fare le leggi da solo. Quello che il governo fa è un compromesso rispetto alle posizioni del Pd.

Ci sono altre forze in parlamento, però, che voterebbero in maniera decisamente diversa dal partito di Alfano. Non li considerate alleati su questo ddl?
Io credo che il punto da considerare è che questo governo ha lanciato una grande campagna di riforme: la legge elettorale, il nuovo senato e le unioni civili. Renzi ha detto chiaramente che questa cosa la vuole fare, quindi la volontà c’è. Poi c’è un altro fatto. Per la prima volta il presidente del consiglio ha avviato un processo di disintermediazione. Si può essere d’accordo o meno, ma se prima l’impegno su certi temi era affidato a omosessuali che avevano il compito di parlare con la comunità omosessuale, adesso Renzi s’è preso carico personalmente di questi argomenti e si rivolge direttamente alla comunità. È una concezione più moderna della politica che non vuole occuparsi in modo settario di alcuni temi. È successo anche con il mondo del lavoro, ad esempio.

E quali sono i momenti in cui Renzi si confronta con la comunità? A parlare con i lavoratori, nelle fabbriche, c’è andato.
Il punto non è che Renzi incontri direttamente o no delle persone omosessuali, cosa che ha anche fatto. È il Pd si sta confrontando con la comunità Micaela Campana, che ha la delega del partito su questi temi, sta

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ricucendo i rapporti con le associazioni e le ha incontrate per raccontare quello che sta succedendo. È chiaro che lo scambio ci deve essere e chi lavora si temi dei diritti deve intervenire. Ma per la prima volta il segretario del partito, che è anche il presidente del consiglio parla direttamente con la comunità.

Torniamo alla legge sulle unioni civili. Secondo alcuni siamo davanti ad una forma di apartheid.
La mia priorità sarebbe fare passare il matrimonio, è chiaro. Ma se questo non è possibile, facciamo come gli altri: usiamo le unioni civili come cavallo di Troia dando diritti a tutte le coppie. La discussione in questo momento è se lasciare l’articolo 3 del testo Cirinnà così com’è (cioè un solo articolo in cui si aggiunge “unioni civili” a tutte le leggi in cui si parla di “matrimonio”) oppure declinare ogni singolo argomento.

E non si rischia che la discussione su ogni singolo tema diventi una trappola aprendo ad un riconoscimento a macchia di leopardo?
Se si estende il matrimonio, qualcuno potrebbe dire che la legge e impugnabile davanti ad un tribunale per avere anche le adozioni. Se invece si declina punto per punto (assistenza sanitaria, reversibilità, eredità ecc. ecc.) non estendi formalmente il matrimonio, ma i diritti che lo compongono sì. È una forma di apartheid? Sì, lo è. Ma è un apartheid minore dell’attuale nulla. Consideriamolo un modo per mettere un piede dentro la città, come il cavallo di Troia, appunto. La società sta cambiando e sono sicura che tra cinque o sei anni, quando si parlerà di matrimonio, non ci sarà alcuna polemica.

Ci sono due precedenti recentissimi che non fanno ben sperare. Parlo dell’emendamento sull’adozione dei single , ritirato dalla stessa senatrice del Pd che l’aveva presentato, e del divorzio per direttissima. In entrambi i casi, si è preferito non spaccare la maggioranza. Andrà così anche sulle unioni civili?
La vicenda delle adozioni dei single è coerente con il dibattito in corso. È evidente che nella testa di chi è contrario al matrimonio e alle adozioni, sarebbe stato un modo per permettere ai gay e alle lesbiche di adottare. L’emendamento è stato ritirato per non inficiare una legge che è rimasta comunque buona.

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Mi riferivo al metodo, più che al merito dei due episodi.
Credo che non esista un emendamento che sia cruciale e che possa essere ritirato. Io non ho la palla di vetro e in politica può succedere di tutto, compreso che qualcuno voglia dimostrare che Renzi non è stato in grado di portare la legge a casa. Però teniamo presente quello che è successo l’altro giorno in Europa dove il Pd ha votato a favore di un testo che definisce “diritti umani” le unioni civili e il matrimonio. E ve l’assicuro: i cattolici che hanno votato a favore sono molti di più di quelli che hanno votato contro. La differenza è che la componente laica è compatta, quella cattolica no.

Qual è il rischio principale, allora, che corre il ddl Cirinnà?
Paradossalmente, la chiesa è molto più disposta ad accettare i diritti per le coppie gay (senza equiparazione al matrimonio e senza le adozioni) che non l’introduzione di un istituto leggero come le coppie di fatto per gli eterosessuali. A mio avviso, però, sono due battaglie diverse, che non vanno messe insieme. Quello delle coppie di fatto, in questo momento, non è un tema nostro. O meglio, è un tema di tutti, ma è un’altra battaglia che va separata. La nostra, adesso, è sulle unioni civili. Sono il nostro cavallo di Troia. E vorrei tranquillizzare tutti: non daremo fuoco alla città, una volta dentro, ma la vivremo insieme, serenamente.

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La conclusione di questo ragionamento è che ci sono buone possibilità che la leggi passi nel modo migliore possibile?
La posizione di maggioranza del Pd è: unioni civili con stepchild adoption. Resta il fatto che non abbiamo vinto le elezioni e ci sono degli equilibri non dico da rispettare, ma almeno da considerare. Il fatto che se ne discuta dopo la legge elettorale e dopo la riforma del senato, mi fa stare più tranquilla rispetto agli alleati. Siamo meno ricattabili, ora che quelle sono riforme assodate. Alfano sa che se andiamo a votare adesso o si allea con Berlusconi o rischia di non entrare in parlamento: non credo gli convenga aprire una crisi sulle unioni civili. Sì, sono ottimista. E dirò di più. Anche se non si dovesse portare a casa una legge subito, perché magari si va a votare prima, con la nuova legge elettorale che garantisce un vincitore certo, la legge sarà ancora più facile da avere perché a quel punto, il dibattito che ora è interno al Pd, diventerebbe il dibattito del governo.

di Caterina Coppola

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