Christopher Wylie, chi è il 28enne orgogliosamente gay che ha messo nei guai Mark Zuckerberg

9 miliardi di dollari persi in 48 ore. Facebook nella bufera per 'colpa' di uno scandalo denunciato da un giovane genio informatico. Christopher Wylie.

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In due giorni appena Facebook ha perso la bellezza di 9 miliardi di dollari in borsa, con Mark Zuckerberg letteralmente finito nella bufera.

Colpa, si fa per dire, di un 28enne canadese dai capelli rosa, vegano e orgogliosamente omosessuale (ci tiene a precisarlo), che ha svelato come la società per cui lavorava, la Cambridge Analytica, sfruttasse i dati raccolti dai profili Facebook tramite un’app ad hoc («thisisyourdigitallife») per creare pubblicità mirate e manipolare sia la campagna elettorale americana che quella per il referendum della Brexit. Circa 50 milioni i profili Facebook ‘spiati’.

Christopher Wylie, il suo nome, genio dei social che ha di fatto creato l’arma perfetta che ha aiutato Steve Bannon a far diventare Donald Trump in Presidente degli Stati Uniti d’America. Abbandonati gli studi a 16 anni, Wylie li riprende a 20, iniziando a studiare legge alla London School of Economics, si butta in politica con i Lib Dem nel Regno Unito e a 23 anni si laurea, si specializza nell’utilizzare i tratti psicologici degli elettori per influenzare il loro comportamento e viene ingaggiato da Steve Bannon, all’epoca a capo di Cambridge Analytica e a seguire al soldo di Trump. Il resto è storia recente.

«È qualcosa di cui mi pento. Un esperimento decisamente poco etico perché stai giocando con la psicologia di un intero Paese senza il consenso delle persone o la loro consapevolezza. Le regole per loro non contano. Per loro, è guerra, e tutto vale. Vogliono creare una guerra culturale in America. La Cambridge Analytica dovrebbe essere l’arsenale per combatterla», ha confessato Wylie nel denunciare pubblicamente Cambridge Analytica, società che ha abbandonato nel 2014. Facebook, dal canto suo, gli ha sospeso l’account, bloccandogli persino Instagram e Whatsapp.

Con la sua denuncia pubblica a The Observer e poi all’emittente Abc, Christopher ha scatenato la tempesta perfetta: “Cambridge Analytica si aggrappa a qualsiasi debolezza o vulnerabilità che pensiamo tu possa aver e cercherà di modificare la tua percezione di quello che ti circonda“. “Se volete creare un’arma con l’informazione, i social media sono il campo di battaglia in cui agire. Ecco quello che succede”. “Chiedevamo alle persone di partecipare a sondaggi di carattere psicologico. L’app raccoglieva i dati da Facebook, si inflitrava nella rete di amici e ricavava dati anche da quest’ultimi. E’ come un’ombra digitale di te stesso: quando sei suoi social, delinei la tua identità. Quando metti un like o un follow, riveli piccoli dettagli. E se noi acquisiamo un numero sufficiente di dettagli, possiamo iniziare a definire il tuo profilo“.

In 48 ore è successo di tutto. Il cda di Cambridge Analytica ha sospeso con effetto immediato l’amministratore delegato Alexander Nix, il Garante Ue per la privacy ha parlato di ‘scandalo del secolo’, Antonio Tajani, Presidente del Parlamento europeo, ha invitato Mark Zuckerberg a dare spiegazioni, mentre Facebook, dopo l’epocale crollo in borsa, si è così difesa: “L’intera società è indignata, siamo stati ingannati”. “Siamo impegnati a rafforzare le nostre policy per proteggere le informazioni personali e prenderemo qualunque iniziativa perche’ questo accada“.

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