Guai giudiziari per Massimo Gandolfini, psichiatra e presidente del Comitato nazionale Difendiamo i nostri figli, finito a processo con l’accusa di aver diffamato Arcigay.
Lo psichiatra, leader del Family Day, è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Verona per aver dichiarato che la pedofilia sarebbe stata inclusa nell’elenco delle “58 identità di genere approvate da Arcigay” (asserzione ovviamente falsa). Con queste parole, secondo la procura, Gandolfi avrebbe attentato alla rispettabilità dell’associazione. Le dichiarazioni sono tra l’altro anche state filmate (sono reperibili nei filmati di alcune conferenze tenute all’inizio dell’anno tra la provincia di Brescia e quella di Verona).
Nell’intento di supportare le proprie tesi, inoltre, lo psichiatra avrebbe strumentalizzato un articolo pubblicato su un noto quotidiano nazionale il 4 luglio del 2014, in cui si leggeva: “Da oggi il social network permette di optare tra 58 identità diverse. Tutte approvate dall’Arcigay, inclusa una destinata a suscitare dibattiti”. In realtà l’identità di genere a cui si riferiva l’articolo era quella dei “femminielli”.
Il processo si è aperto martedì 5 settembre davanti al giudice Attilio Turati e l’udienza è stata rinviata.
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Quel maiale meriterebbe ben più di una denuncia, non può e non deve passarla liscia, le sue dichiarazioni sono gravissime. Tra l'altro parliamo di un fanatico cattolico, in pratica sostiene la Chiesa, che fino a prova contraria è la sola e unica organizzazione che in Italia protegge e tutela i pedofili. Possibile che un simile porco possa andare in giro liberamente a raccontare certe cose, stravolgendo di fatto la realtà e accusando altri dei comportamenti che appartengono invece all'ambiente che frequenta lui?
Complimenti per l'Omofobia: continuare a combattere la pedofilia, atroce piaga della Chiesa Cattolica, accusando ingiustamente noi Persone LGBTQIA, è davvero esecrabile; in nome di Dio compiono ancora l'Ingiustizia, semplicemente abominevole!
l'arcigay ha fatto malissimo a querelare, doveva limitarsi all'azione civile per i danni all'immagine. Questa è gente che va colpita nel portafogli se vuoi davvero fargli male, è la parte del corpo in cui sentono più dolore. L'azione penale - oltre a intralciare quella civile eventualmente proposta, che viene sospesa fino alla decisione sulla querela - lo farà pure passare per martire.