Il Vaticano conferma: rapporti omosex nel collegio dei chierichetti – ma c’è chi parla di abusi

Tra le mura leonine, a pochi metri da San Pietro, ci sono stati centinaia di rapporti sessuali tra i cosiddetti "chierichetti" del Papa.

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3 min. di lettura

Un’indagine interna condotta dalle autorità vaticane ha confermato quanto precedenti accertamenti avevano negato. Tra le mura leonine, a pochi metri da Piazza San Pietro, ci sono stati dei rapporti omosessuali tra gli alunni del preseminario, ovvero i cosiddetti “chierichetti” del Papa.

 

Dopo l’inchiesta giornalistica di Gianluigi Nuzzi nel libro “Peccato originale” e i servizi de Le Iene andati in onda nelle scorse settimane, l’ufficialità del caso è arrivata direttamente dalla Santa Sede. Ma c’è chi parla di veri e propri abusi sessuali, perpetrati da un ragazzo che è appena stato ordinato sacerdote a Como ma anche, annuncia Nuzzi, da un monsignore. Negli ultimi anni ci sarebbero stati un centinaio di rapporti omosessuali all’interno del Preseminario, come confermato dalla stessa inchiesta vaticana, che dovrà ora accertare se di molestie si può e si deve parlare. Il Preseminario San Pio X non è altro che un collegio per giovanissimi avviati sulla strada ecclesiastica.

Kamil Tadeusz Jarzembowski, oggi maggiorenne nonché supertest del giornalista di Rete 4, ha messo per iscritto le sue accuse in una lettera consegnata a Papa Bergoglio, mentre Nuzzi rilancia con altre due imminenti testimonianze.

«Per ora è stata aperta un’inchiesta canonica. Ma l’auspicio è che se ne apra un’altra penale per far luce, non con un semplice fiammifero ma con un grosso faro, su una vicenda tristissima e grave».

L’ex studente Jarzembowski ha così descritto la propria esperienza nel Preseminario:

A settembre del primo anno di frequenza, cioè al mio rientro in Vaticano dopo le vacanze estive, il rettore mi assegnò una stanza dormitorio da dividere con Paolo, anch’egli alunno del preseminario. Nel corso dell’anno scolastico, e più precisamente dalla fine del mese di settembre fino all’inizio del mese di giugno, sono stato testimone di atti sessuali che Antonio esigeva da Paolo, atti sessuali che si compivano nonostante la mia presenza. Gli atti venivano svolti sempre di sera, intorno alle 23“.

Questo Antonio, ha precisato Kamil, era un ragazzo come tutti ma con “una posizione di potere all’interno del seminario e anche della Basilica di San Pietro“. Per poi proseguire con la denuncia.

Non era un normale seminarista perché godeva della massima fiducia del rettore. Era lui che sceglieva cosa facevo io, cosa faceva il mio amico e così via“. “Dopo che tutti gli altri alunni si erano coricati, Antonio accedeva nella stanza dormitorio condivisa da me e Paolo. Qui avvenivano rapporti di sesso orale, mentre alcune volte i due si recavano insieme in un’altra stanza per proseguire il rapporto. Antonio aveva libero accesso al preseminario, era particolarmente benvoluto da diversi monsignori, esercitando una certa influenza su noi allievi. Antonio poteva godere di forti e particolari rapporti di fiducia che gli consentivano, pur non avendo incarichi ufficiali nell’istituzione, di muoversi con potere nel preseminario. Questo garantiva la possibilità di esercitare una forma di potere e di intimidazione nei più giovani seminaristi (che si sentivano di fatto a lui subalterni). È questa la ragione per cui Paolo si sentiva obbligato a cedere alle sue richieste, le quali infatti sottendevano un sottile e inespresso ricatto: in caso di resistenza alle richieste, il mio amico studente avrebbe potuto avere dei problemi con i superiori o sarebbe stato ‘punito’ con l’assegnazione di un ruolo più marginale nello svolgimento del servizio liturgico, soprattutto in occasione delle celebrazioni pontificie”. “Le stesse preoccupazioni erano alla base del mio imbarazzo e della mia paura a denunciare apertamente i fatti dei quali ero testimone. Una mia presa di posizione diretta ed esplicita avrebbe infatti determinato il mio allontanamento dal seminario, essendo io consapevole del fatto che Antonio godeva di una speciale protezione da parte della gerarchia. La crescente angoscia di fronte al ripetersi degli avvenimenti sopra ricordati, unita alla paura di essere allontanato, mi indussero comunque a confidare le mie preoccupazioni e il mio sconcerto al mio direttore spirituale (e direttore spirituale dell’intero seminario), don Marco“.

Dall’inchiesta vaticana, per ora, non sono emerse forme di ‘abuso’.

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Ricardo Castaneda 20.11.17 - 5:33

cioè, questi facevano p...ni solo per essere più vicini al papa durante la messa??? E poi i malati sono gli omosessuali?

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