Il Sudamerica torna a vincere il Togay: dopo il memorabile trienno 2008-2010 e il trionfo di A Novela das 8 nel 2012, uno scabro, intrigante dramma brasiliano, Tinta Bruta (Pittura Grezza) di Filipe Matzembacher e Marcio Reolon. La riprova che la cinematografia queer sudameridana riesce a sfuggire ai cliché sulla borghesia gay occidentale, a produrre originali riflessioni sull’evoluzione della queerness contemporeanea, a rappresentare con forza la tensione fra senso del passaggio e gentrificazione selvaggia.
Nell’accattivante Tinta Bruta c’è la paranoia solipstistica di una generazione terrorizzata dal bullismo omofobico ormai massificato, c’è il pericolo del vendersi sul web con show a tema-fluo con le tinte colorate del titolo, c’è amore, amicizia, solitudine, tutto con uno stile personale che non lascia spazio a colorature sentimentali né estetiche a parte, nuovamente, quelle delle pitture fluorescenti.
“Narra il peso della diversità, l’alienazione e l’abbandono – spiega la motivazione dei giurati Concita De Gregorio, Pif e Immanuel Casto – facendolo con la severa onestà che questi temi meritano. Senza mai scadere nella retorica o nel pessimismo, questo film è il racconto di una storia delicata e insieme violenta di emarginazione e bullismo. In un contesto duro come il sud del Brasile, Pedro, il protagonista, cerca un contatto umano in un mondo di contatti virtuali. Unico approdo familiare la luminosa figura della nonna. Vive in solitudine, recluso volontario, e mette in atto strategie di sopravvivenza primordiali, come allearsi con l’avversario. A splendere nel buio come la pittura fluo di cui si cosparge il corpo durante i suoi spettacoli in web-cam è proprio la fame di vita del protagonista. La sua speranza di essere visto da qualcuno capace di capirlo”. Tinta Bruta ha vinto anche il premio della giuria Young Lovers.
Una menzione speciale è andata a Terra Firme di Carlos Marquet-Marcet.
Tra i doc ha prevalso Beyond the Opposite Sex di Bruce Hensel e Emily Abt, “genere, tracciando la storia di persone come tante altre, che cercanun film riesce ad informare ed emozionare allo stesso tempo. Il documentario presenta con chiarezza condizioni mediche, legali e ideologiche legate alla transessualità, ragionando in modo concreto sulla differenza tra sessualità e genere tracciando la storia di persone come tante altre, che cercano l’amore e il loro posto nel mondo. Presenta personaggi complessi visti nelle loro vittorie e nelle sconfitte e ci permette di seguirli nel tempo e di entrare in contatto empatico con loro e con l’ambiente in cui si muovono”.
Il concorso iconoclasta ha infine premiato Flores di Jorge Jacome mentre il premio Stajano è andato a Bixa Travesty di Claudia Priscilla e Kiko Goifman.
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