E’ morta Marina Ripa di Meana

Negli ultimi anni più e più volte Marina aveva rilasciato dichiarazioni al limite dell'omofobia al nostro Alessio Poeta, scatenando reazioni puntualmente accese.

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E’ il sito Dagospia ad annunciare la prima morte ‘vip’ del 2018. Marina Ripa di Meana, deceduta nella sua casa romana all’età di 76 anni.

Da 16 anni Marina Elide Punturieri, coniugata Ripa di Meana e precedentemente nota come Marina Lante della Rovere, lottava contro il cancro, che alla fine l’ha avuta vinta.

Personaggio televisivo, stilista, scrittrice, sceneggiatrice, opinionista e persino regista, Marina era l’anticonformismo fatto donna, eccentrica, ribelle, elegante e sempre in prima fila nel polemizzare e nel provocare, anche, se non soprattutto, quel mondo LGBT che l’ha a lungo amata.

Negli ultimi anni più e più volte aveva rilasciato dichiarazioni al limite dell’omofobia al nostro Alessio Poeta, scatenando reazioni puntualmente accese.

Perdoni il mio scetticismo, ma io sono e sarò sempre per la famiglia regolare. Già ci sono tanti problemi nelle famiglie tradizionali, figuriamoci se ci si mettono anche le famiglie gay. Facciamo tutti un passo indietro. Io dico si ai diritti civili ma un no assoluto ai matrimoni, alle adozioni, all’utero in affitto e a tutte quelle cose non naturali. Il matrimonio è un contratto. Ha visto quanti matrimoni etero falliscono?’. ‘I gay sono i miei migliori amici, mi creda. Sono contro le loro adozioni. Si sa che gli omosessuali sono da sempre piuttosto promiscui’. ‘La promiscuità è una cosa meravigliosa, ma che non vada ad intaccare la famiglia‘.

Parole del 2016 che l’anno prima, dagli studi tv di Tagadà, erano state ancor più trancianti.

Vedo la famiglia mamma e papà con figli fatti da mamma e papà, non figli fatti in provetta. Per carità. Statevene tranquilli, ognuno a casetta propria‘.

In difesa della ‘famiglia tradizionale’, anche se con divorzio alle spalle e figlia (Lucrezia Lante della Rovere) cresciuta a distanza, Marina era così, incoerente e provocatrice, come quando attaccò l’Onda Pride.

Il Gay Pride è diventato scontato, ridicolo, triste, volgare, baraccone e decisamente settoriale. I gay ci sono, stanno bene, sono ben inseriti nella società, sono tra i miei più cari amici e non capisco quali problemi abbiano ancora. Consiglierei a tutti di boicottarlo, perché non se ne esce poi così bene da una pagliacciata come quella. Io andai quando era importante esserci, ma oggi non credo che ce ne sia più bisogno, anzi. Ai tempi, il mondo gay, era una minoranza, mentre oggi, com’è giusto che sia, l’essere omosessuale è diventata una cosa normale. A me, oggi, queste ghettizzazioni non piacciono. Lo stesso vale anche per il femminismo, sia ben chiaro‘.

Contraria al gay pride nel maggio scorso, anche se in prima fila negli anni in cui la partecipazione alle sfilate non era certamente all’ordine del giorno tra i volti noti dello show business italiano. La sua autobiografia, I miei primi 40 anni edita nel 1987, divenne addirittura film con Carlo Vanzina alla regia e Carol Alt protagonista, di nuovo volto di un suo adattamento due anni dopo con La più bella del reame, diretto da Cesare Ferrario. Nel 2009 prese parte a La fattoria, per poi diventare opinionista in varie trasmissioni pomeridiane Mediaset e adottare Andrea Cardella, 48enne suo storico collaboratore per oltre 20 anni.

Ormai diventata schiava dell’imprevedibile, della critica da calamitare attraverso attacchi il più delle volte gratuiti ed estremi, Marina era con il tempo quasi diventata un nemico della nostra comunità, neanche fosse un Mario Adinolfi qualsiasi, e a noi spiace ricordarla così, ma è di fatto impossibile non farlo. Costantemente contro, legata ad una visione macchiettistica e borghese del mondo LGBT, nonché chiaramente incapace di aprirsi all’oggi, ai cambiamenti sociali e politici che abbiamo fortunatamente abbracciato, alla splendida banalità della normalià.

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