Paola Minaccioni ha un solo compito: far divertire la gente, e con lo spettacolo Dal vivo sono molto meglio in questi giorni a Roma (al Teatro Ambra Jovinelli fino al 30 Aprile) ci sta riuscendo perfettamente.
Lo show – meravigliosamente gay friendly – raccoglie tutti i personaggi dell’attrice nati in tv, al cinema o alla Radio, ed è un viaggio introspettivo alla ricerca della domanda che tutti ci facciamo sul perché della nostra esistenza. Le donne in scena, tra copione e improvvisazione, sono dipendenti dai social network, omofobe, improbabili venditrici, raffinate poetesse, rapper d’avanguardia, badanti rumene e inappuntabili manager. Sembrerà strano, ma vivono tutte dentro di lei e in fondo, a guardarle bene, sono lo specchio perfetto delle nostre nevrosi e dell’assurdità della nostra epoca.
Posso dirle che dal vivo più che “molto meglio” è davvero brava?
Beh, che dire se non grazie?
Il suo spettacolo strizza molto l’occhio al mondo gay. Da dove nasce quest’idea?
A dire il vero, non era poi così voluto l’occhiolino al mondo gay. Evidentemente, quello che faccio, in termini di gusto, è molto in linea con il mondo gay ed io sono felicissima di questo. Sembrerà un cliché, ma secondo me i gay, sono sempre avanti. A teatro ho portato in scena l’assurdità della nostra società. A me fa inorridire che ci sia ancora gente che parli di omosessualità come fosse una malattia e allora ho voluto esorcizzare il tutto facendone un personaggio paradossale, seppur comico.
Durante lo spettacolo, dove l’interazione con il pubblico è molto importante, ironizza sull’omofobia. Ha mai sentito qualcosa di strano durante la sua performance?
No, no. Il mio pubblico, per fortuna, capisce bene che son battute.
Però, poco tempo fa, venne molto criticata per aver detto che “i gay rappresentano un terzo sesso”. Il mondo omosessuale veda omofobia da tutte le parti?
Ci rimasi molto male dell’accanimento che ricevetti in quelle giornate. È stato travisato tutto e mi dispiace molto perché sono una che ha da sempre sposato la causa omosessuale in tutte le sue forme e situazioni. Quella del terzo sesso fu una mia battuta, mal interpretata. Penso che se avessi ricevuto la stessa attenzione per tutte le cose buone, belle e giuste fatte nei confronti del mondo gay, oggi, per amor di battuta, sarei stata a cavallo.
Pensa che persone come quelle che porta in scena esistano ancora nella nostra società?
Certo che sì. I personaggi che porto in scena li ho conosciuti tutti. Certo: sul palco li estremizzo un bel po’, ma esistono davvero. Purtroppo.
Nello spettacolo parla anche di amori nati sui social. Anche lei vittima degli amori virtuali?
No, no. Io l’amore non l’ho incontrato lì, però posso capire che è un nuovo modo d’interazione generale. Con i social non sono bravissima o, quantomeno, non lo sono come vorrei. In passato, ad esempio, fui anche esagerata nel raccontare, apertamente, qualcosa che non avrei dovuto sulla mia vita più privata. Oggi, per non ripetere certi errori, sto studiando con un professionista l’utilizzo delle pagine pubbliche.
In passato, in un’intervista, disse: “Le donne, nel cinema, o fanno la cozza o fanno la gnocca e in mezzo non c’è mai nulla!” Cambiato qualcosa nell’ultimo periodo?
Non tanto, purtroppo, specialmente se si lavora nel mondo delle commedie. Io non amo gli stereotipi e mi piacerebbe che si cominciasse ad andare un pochino oltre.
Nello show in scena all’Ambra Jovinelli è accompagnata dalla ricercatissima dj Lady Coco. Strana come coppia, no?
A me interessava proprio questa reazione. L’idea che fosse un’accoppiata strana, anche se, detto tra noi, siamo davvero molto simili. Tra noi c’è una forte intesa e poi, lei, sul palco, è così brava che è irresistibile.
Lei, ad esempio, è una che bazzica il mondo della notte?
Non come vorrei. Ahimè, vivo molto il giorno. Sono terribilmente attratta dal giorno. Sono un po’ come i fiori, ecco.
Uno degli ultimi spettacoli teatrali dove ha recitato è Due Partite della Comencini. Nella commedia ha recitato assieme ad altre donne. Posso chiederle se c’è stata rivalità femminile?
Assolutamente no! Grazie a Dio ho lavorato con altre donne molto intelligenti che, come me, hanno creduto nella complicità e nella collaborazione al fine di portare in scena uno spettacolo meraviglioso.
La sua carriera è piena di film d’autore, ma anche di qualche cinepanettone. Strana come cosa, non trova?
Strano, ma non troppo. In fondo fa parte del mio percorso artistico. Poi, a dire il vero, non son stati dei veri e propri cinepanettoni. Sono film popolari, indirizzati al grande pubblico, ben fatti e usciti a ridosso di Natale che hanno comunque arricchito il mio curriculum.
Si dice che i comici siano anche un po’ stronzi. Lei si sente un po’ stronza?
Beh, in genere si dice che i comici siano un po’ tristi, più che stronzi.
E lei è triste?
Le persone intelligenti sono anche tristi. L’importante è non esserlo sempre, no?
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