Sabato 18 novembre il governo metropolitano di Ankara, capitale della Turchia, ha vietato qualsiasi evento LGBTI.
A denunciare la situazione in Turchia è il quotidiano inglese Independent, che riprende un comunicato emesso dalle autorità di Ankara: “Fino a nuovo avviso, tutti gli eventi cinematografici e teatrali, le proiezioni, i panel, i convegni, le mostre, etc. sono stati banditi poiché tali eventi potrebbero causare animosità tra gruppi differenti e mettere in pericolo “la salute e la moralità“, oltre che i diritti e la libertà del resto della popolazione”.
In altre parole, per evitare che gruppi omofobi e transfobici attacchino la popolazione, si vietano gli incontri LGBTI in tutta la capitale. Questo è solo l’ennesimo atto omofobo e transfobico del partito di Erdogan, primo ministro turco per undici anni consecutivi e presidente attuale dal 2014.
Il 25 giugno 2017 si è tenuto, nonostante i divieti, il Pride di Istanbul, dove sono stati arrestati 25 manifestanti. La parata venne attaccata dalla polizia in assetto antisommossa, che a colpi di proiettili di gomma e manganellate ha disperso la folla. In quell’occasione un organizzatore ha commentato che “La nostra incolumità non può essere garantita imprigionandoci dietro a dei muri, chiedendoci di nasconderci – e prosegue – La nostra incolumità sarà garantita dandoci il riconoscimento della costituzione, assicurandoci la giustizia, garantendoci uguaglianza e libertà“.
La decisione di bandire ogni tipo di manifestazione arriva in seguito al divieto che ha bloccato il Pink Life QueerFest, una rassegna cinematografica LGBTI prevista sempre ad Ankara, per analoghi motivi di “sicurezza pubblica”.
Nell’ultimo mese Erdogan ha accusato il Partito Democratico dei Popoli (HDP) di essersi allontanato dai valori morali della nazione dopo che un piccolo distretto governato dall’HDP stesso aveva introdotto una quota per i candidati LGBTI alle elezioni del comitato di zona. L’HDP è il partito filocurdo che subì il 5 giugno 2015 un attentato durante un comizio elettorale. Scoppiarono due bombe causando 4 morti e 150 feriti a Diyarbakir, capoluogo non ufficiale del Kurdistan turco, durante la più grande manifestazione dell’HDP in vista delle elezioni parlamentari.
L’omosessualità non è vietata in Turchia, ma le persone LGBTI subiscono attacchi e discriminazioni, probabilmente a causa del clima politico vigente nel paese. Il presidente Erdogan non ha mai nascosto i propri valori tradizionalisti e conservatori, avversi alla libertà e ai diritti delle persone LGBTI. Nell’agosto del 2016 fu ritrovata senza vita e mutilata l’attivista trans Hande Kader, divenuta il volto del Pride di Istanbul del 2015. In quell’occasione Hande Kader si oppose agli idranti e alle cariche della polizia che dispersero, anche quell’anno, il Pride cittadino.
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