Sto uscendo molto meno nei fine settimana, o sarebbe meglio dire che vado molto meno per locali. Di conseguenza la domenica mattina mi sveglio molto presto, solitamente alle 7,30. Potrei dormire di più se non avessi tante cose importanti da fare che, nel caso di un nevrotico come me, sono: caricare tre lavatrici, ordinare le magliette per colore, dedicarsi alla pulizia a fondo degli interstizi delle mattonelle con uno spazzolino usato o spostare i mobili di casa con la forsennata rapidità di chi cerca di affilare i tasselli numerati del gioco dei 13. Il cellulare lo tengo sempre acceso nel caso di emergenze (vedi sopra alla descrizione: nevrotico). Ovviamente nessuna telefonata di familiari nel cuore della notte. Tutt’al più, qualche aggiornamento su Facebook, di quelli che ti mandano in bestia come l’invito a giocare quel cazzo di Farmville e poi 25 messaggi ricevuti nella chat "voi-sapete-di-che-tipo".
La cosa di per sé lusingherebbe chiunque: essere cercati da tanta gente potrebbe essere un tonico rinvigorente per la propria autostima. Poi però controllo l’orario d’invio e capisco subito che sono stato travolto dalla rush hour dei saldi che solitamente parte dalle 4,30 circa del mattino (orario di chiusura delle discoteche) e termina verso le 8, quando il sonno finalmente doma anche l’eccitazione più esuberante.
I saldi di fine serata sono un rito che si ripete con regolarità ogni fine-settimana, possibilmente appunto nel cuore della notte e che scaturisce dalla sindrome del “c’è di meglio” che affligge buona parte di chi trascorre la serata per locali.
Questa affezione solitamente si manifesta tra la mezzanotte e le 2, quando come agili gazzelle di Thomas, si zampetta per la discoteca incuranti del resto della fauna.
Mento in alto, sguardo fiero, poca confidenza agli estranei e giusto qualche sguardo di sottecchi (scoccato qua e là a esemplari selezionatissimi) che sembra voler dire: “forse accadrà: mi concederò a te, o mortale, ma non ora perché – appunto – potrebbe esserci di meglio in giro”.
Si sa, il tempo vola se ci si diverte, e quando il DJ annuncia l’ultimo brano tra le gazzelle di Thomas dilaga il panico come se avessero annusato odore d’incendio e allora galoppano terrorizzate per il locale alla ricerca di quanti, solo un paio di ore fa, avevano relegato in astanteria. Ma, purtroppo, capita spessissimo che questi:
1) se ne siano andati;
2) gli dicano di no;
3) siano avvinghiati ad altri meno pretenziosi che non devono fare il giro del mondo passando in rassegna ogni essere umano per poter poi decidere con chi tornarsene a casa.
Il mio ex aveva una sua teoria in fatto di shopping: “se ti piace una cosa, comprala subito, non esitare perché è la volta buona che quando hai deciso di prenderla, non ci sarà più”. E trovo la sua posizione estremamente saggia, oltre che applicabile a questa situazione.
È per questo che solitamente in sauna, dalle 5 del mattino in poi, ci trovi più gente che in Piazza del Popolo allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. È per questo che alle prime luci dell’alba se con la macchina passi per le aree di sosta meglio note come “zone di batuage” ti sembra la scena dell’esodo dalla Los Angeles di “Independence Day”. Ed è sempre per questo che se lascio aperta la chat mi ritrovo appunto decine di messaggi che con la delicatezza di due nocche che sfiorano la porta della mia camera da letto mi chiedono: “ancora sveglio?”.
E mi contattano non perché sia il più bello della chat ma giusto perché, arrivati al raschio del barile, io sono uno dei pochi che risulta ancora online in quel particolare orario della notte, quando il mix di alcol e ormoni eccitati ti porterebbe a provarci anche con un sacco di cemento. E se a quel punto gli dici che se stai rispondendo è solo perché ti sei alzato un minuto a fare pipì nel cuore della notte, ti sentirai dire: “beh, già che sei in piedi…”. Insisti che abiti lontano e ti ribatterà: “Tanto sono in macchina”. Gli chiedi quindi il ruolo sperando che, rispondendogli di avere gli stessi gusti, lui desista: ma nulla: "in qualche modo faremo". Alla fine ti giochi la carta della misura e confessi di averlo perso in guerra e che al suo posto ora hai un catetere. Ed è quando ti senti rispondere: “per me va bene lo stesso”, che capisci che essere così richiesti non è affatto allettante perché per lui, a quell’ora e con quella voglia, sei poco più che un’alternativa parlante alla sua mano destra (sinistra per mancini, ovvio).
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.