Da qualche settimana, in questa rubrica, ho deciso di occuparmi di coppie. Non solo perché sto vivendo in prima persona una relazione importante e nemmeno per una curiosa coincidenza con lo spettacolo che ho scritto sulle diverse fasi di una coppia gay (ne approfitto per farmi un po’ di pubblicità: "Sotto il convento… niente", a Roma dal 31 marzo al 5 aprile, poi a Milano l’8 maggio e a Pisa il 9), ma perché mi è sembrato di rispondere a una precisa richiesta dei lettori.
In precedenza ho accennato alle passioni durature e ai rischi cui si può andare incontro, non ultime le malattie infettive. Per concludere il
ciclo, oggi intendo concentrarmi sul fenomeno enormemente diffuso (per quanto manchino statistiche a riguardo) del tradimento. Partendo proprio da una delle tante mail giuntemi a tal riguardo: Il tuo articolo piove in un momento della mia vita che non pensavo potesse presentarsi mai, ma inconsciamente ero convinto arrivasse da un momento all’altro. Dopo 5 anni di relazione monogama, ho ceduto alle forti braccia di un orsetto per scacciare i problemi e la noia di un rapporto troppo abitudinario e minato da litigi. Una, due, tre volte, il richiamo sessuale era forte, come il bisogno delle coccole che spuntavano nella gestualità selvaggia dell’incontro proibito. Ma l’ultima volta è scattata quella molla che speravo scattasse: "Ma che diavolo stai facendo?". E ho capito di essere troppo legato al mio compagno e che valeva la pena lavorare su di noi piuttosto che infilarmi nel letto del primo sogno erotico che me lo permetteva. Possibile che per capire di amare davvero una persona si debbano avere altre avventure, altri termini di paragone?.
Senza pretendere che valga per tutti, suppongo che il confronto sia utile a molti, perfino in amore e nel sesso. In fondo non si tratta che di una variante "carnale" della dialettica hegeliana, che consiste nel dare un’occhiata al mondo circostante, abbandonando per un po’ il nido e salvo poi farvi ritorno. Un movimento poco edificante, forse, ma a volte necessario. Come tenta di spiegare un altro lettore: L’amore nelle coppie fedeli col tempo diventa abitudine. Nel forum mi hanno linciato quando ho osato dirlo. Il cervello dell’uomo ha bisogno di nuovi stimoli sessuali, ma a nessuno andava giù che ci fosse una ragione all’infedeltà! Neppure se questa permette di restare uniti e di mantenere viva col partner l’attrazione sessuale. Essere coppia non vuol dire "Raggiunto lo scopo posso smettere di corteggiarlo", ma "Continuare a corteggiarsi per sempre!".
Un’opinione da non sottovalutare. Perché la passione può anche affievolirsi ma il rispetto e le attenzioni non dovrebbero mai venire meno. Per quanto riguarda invece le corna, beh… in tanti anni ho
conosciuto ragazzi strasicuri di non essere mai stati traditi ma pure ragazzi infedeli strasicuri di non venire mai scoperti. Un po’ come quando il marito fedifrago Ugo Tognazzi, nel Magnifico cornuto, chiedeva all’amante: «Ma tuo marito non si è mai accorto di niente?», sentendosi rispondere: «I mariti sono sempre gli ultimi ad accorgersi di certe cose». Col risultato che, dopo la risata iniziale, il volto di Tognazzi trasfigurava nel terrore ipocrita che anche la propria consorte potesse essere infedele e altrettanto abile nel nasconderlo.
Il fatto è che del tradimento ognuno ha un’idea diversa, come dimostra una curiosa mail che mi ha inviato un altro lettore: Coppia di 15 anni, io sposato, lui da un anno separato…. continui litigi per mancanza di fiducia e stima reciproca… mille tradimenti … ma poi la pace fa riprendere il nostro rapporto fatto di sesso sfrenato, feeling e sentimenti indiscussi…. e’ la tentazione che ci fa sbagliare e cadere nel baratro del tradimento……. non vedo soluzioni.
Una sorta di Brokeback Mountain all’Italiana, contro cui non intendo scagliarmi. Non sta a me tessere l’elogio del tradimento ma nemmeno della "fedeltà". Sono convinto che questa parola, "fedeltà", meriti un’applicazione più degna di clandestini contorcimenti tra le lenzuola. Inoltre, sostengo che l’"interruzione temporanea della monogamia" in una coppia gay vada affrontata con la dovuta pacatezza. Non solo perché la carne è debole e perché tra persone dello stesso sesso dovrebbe essere più facile intendersi, ma anche perché talvolta un’apparente tragedia può rivelarsi una benedizione.
Sfogati gli ormoni, infatti, certi fidanzati tornano all’ovile con la coda tra le gambe, attenti a non farsi scoprire ma anche pieni di attenzioni ormai sepolte da tempo nei confronti della loro dolce metà. Se sono stati attenti e hanno preso le dovute precauzioni (che è la vera priorità – su questo non posso scendere a compromessi), credo che l’atteggiamento migliore si trovi in una risposta di Sandra Mondaini: «Ma sì, qualche cornino Raimondo me l’avrà messo… in tanti anni vuoi che non sia capitato?».
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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