SANREMO – Una serata noiosa. E infatti si parla di calo di ascolti, e neanche piccolo. Tutto qui? Purtroppo no. Si sono sentite squallide battute sui trans da parte di Frassica, di Magalli, e di Simona Izzo. Mentre Pippo continua a strombazzare ai quattro venti che “lui non ce l’ha con i trans e i gay”, il fido Magalli ha evidenziato che, nel suo Dopo Festival, “non c’erano trans ma solo persone normali”, concetto sottolineato da Simona Izzo (“Sono la prova che Pippo Baudo non ha niente contro i transessuali: io ho la forza di un uomo e la sensibilità di una donna”) e da altri.
Non contento, Magalli all’una e 40 del mattino, è riuscito anche a dire che non c’era Amanda Lear, ma che quella trasgressione poteva essere accettabile, perché “ormai cicatrizzata da tempo”. Insomma, una vera lezione di rispetto e bon ton, che ha riacceso l’indignazione in Arcigay. «La vicenda che ha portato all’esclusione di Cristina Bugatty dal Dopo Festival deve aver fatto perdere la testa ai nani e le ballerine del clan baudiano – ha detto velenosamente il mega-segretario Aurelio Mancuso – Invece di chiedere scusa per l’evidente discriminazione consumata, si sceglie di aggredire e insultare milioni di cittadini trans, gay e lesbiche italiani. Nel pomeriggio di sabato 8 marzo a Sanremo testimonieremo la nostra indignazione verso questo teatrino delle volgarità, sperando che giungano attestati di solidarietà dal mondo dello spettacolo ad oggi ancora silente».
Ma nulla scalfisce l’adiposo strapaese di Baudolandia, dove tutto si rinnova senza rinnovare nulla: solo Lui, Pippone, è capace di un simile funambolismo. Non più vallette ma promosse co-conduttrici, le due signorine, nonostante gli sforzi, nonostante l’ammirevole tentativo di dimostrarsi duttili, si sono mostrate co-conduttrici con quella professionalità da “Non è la Rai” o da “Saranno Famosi”, asettica, senza carne e sangue, senza brividi.
C’era Boccocino-Fiorellino, coraggioso e indomito a ripresentarsi, sempre molto ma molto figo anche se vocalmente dimenticabile. C’erano gli Albano e Romina del 2003, Ruggeri e Andrea Mirò. Lodevole l’impegno sociale della canzone, ammirevole la voglia di dare spazio alla compagna di Enrico Ruggeri (evitava solo lo sguardo innamorato ma a parole le ha fatto una esaltazione degna dell’Albano più in forma) ma era inevitabile pensare a “Felicità” guardandoli, il duetto di coppia ha sempre un sapore zuccheroso anche quando parla di pena di morte.
Due impennate: la Littizzetto veramente in forma e una grandiosa esibizione di Peter Gabriel. Quello del vecchio leone-guru è stato il grande momento che nemmeno il Trapiantato Nazionale è riuscito a rovinare, a sporcare, a rendere nazional-popolare. Gabriel ha cantato “Growin’up” all’interno di una grande sfera di luce specificando che “gli effetti speciali non sono esaltazione tecnologica ma al servizio dell’umanesimo”, una delle frasi più illuminanti e vere, relative al fare musica e arte nel contemporaneo, degna di un grande del suo livello.
L’esibizione era molto suggestiva e lui straordinario. Le canzoni in gara le ho trovate mediocri a parte qualche rara eccezione come Luca Barbarossa, che però ha sempre quella faccia mesta che pare dire al pubblico: “Vi prego, aspettate a tirarmi i pomodori”, e la Zanicchi, maestosamente resettatta, ripettinata, ritruccata, così diversa dai tempi in cui presentava programmi di culto-trash come “Ok il prezzo è giusto”, a dimostrare che una vera artista risorge sempre dalle sue ceneri. E poi la sorpresa, Amanda Lear, fra i giurati, a fare la sua porca figura. Icona maestosa, piena di classe, superba. In teoria dovrebbe avere più anni della Zanicchi e ne dimostra sempre 30, ma come fa?
Nell’adiposo e soleggiato strapaese ho incontrato la cantante-tv Maria Pia Pizzolla, del gruppo dei Super Zoo (ottimo nome vedendoli), che da vera divetta mi ha dedicato cinque minuti appena per raccontarmi che “adora il mare, il sole, gli animali e i colori, che in questo periodo preferisce il rosa che le mette allegria, che adora Brad Pitt (ma no) e che ha iniziato a cantare a 8 anni (è la seconda volta che vengo al festival e lo dicono praticamente tutti, siamo un paese di esploratori, navigatori e precoci talenti)”. La vedremo in gara stasera, insieme a Marco Fasano, un belloccio proprio belloccio con cui si è potuto parlare un po’ più a lungo.
E’ alto, mediterraneo, moro, con occhioni profondi, bellissime ciglia lunghe, tanti orecchini, modi affettati e appena femminei, disinvolto. Inizio con le solite cose.
Cosa ti aspetti da questo festival?
Emozioni, grandi. Io non credo di poter chiedere altro al destino, sono felice di essere qui. Lo considero un traguardo importantissimo.
Quali sono gli artisti che ami di più e i tuoi modelli di riferimento?
Modelli in senso stretto non ne ho, fra i cantanti della mia generazione mi piacciono molto Renga e Bersani, e poi ascolto anche altri, amo i musicisti con una vena acustica, genere rock-melodico.
Cosa pensi della polemica che c’è stata prima dell’inizio del Festival, dell’abbandono di Sgarbi causato dal rifiuto di Baudo di ospitare la cantante transessuale Cristina Bugatty?
Io non mi sarei opposto, a me la sua presenza non avrebbe dato nessun fastidio, anzi.
Ti interessa la politica? Hai una tua opinione sulla attuale grave situazione internazionale, sul pericolo di una guerra?
La politica non mi interessa per niente, e, sulla situazione internazionale di parole se ne spendono e se ne sono spese troppe, io sono per un “ostinato silenzio” che secondo me può ottenere molto più delle parole.
Ascoltate Marco Fasano questa sera con la sua canzone “E’ già”, ma non dimenticate di guardarlo perché è proprio un gran figo, e se non vi addormentate prima, il mio tabaccaio, con Frassica, è quello moro e ricciolino.
Sul dopofestival-sonnifero e sulla bulgara che ormai sta diventando un caso (sociale, clinico, e diplomatico) preferisco stendere un pietoso velo, fino alla prossima puntata.
di Francesca Mazzucato – da Sanremo
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