Sarà l’aspetto mite, unito al carattere combattivo, ma non è la prima volta che Rosy Bindi finisce nel mirino. Tra offese e battute poco politically correct, l’ex ministro è una delle donne della politica più bersagliate e forse anche per questo più abituata a reagire con prontezza, come ha dimostrato ieri sera nel botta e risposta a Porta a Porta con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Era il maggio del 2006 quando il senatore di An Maurizio Saia appellò come "lesbica" il ministro per motivare il fatto che a suo avviso "non era idonea a ricoprire il ruolo di ministro della Famiglia". Apriti cielo: si alzò un polverone politico-mediatico che portò l’allora leader di An Gianfranco Fini a bollare come "imbecille" il suo senatore e scatenò l’indignazione di associazioni omosessuali e delle donne in politica. L’unica a rimanere calma sembrò proprio Rosy Bindi: «Mi dispiace per il senatore Saia ma anche se, per scelta personale, ho rinunciato a sposarmi, mi piacciono gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli». E, prima di ricevere le scuse pubbliche di Saia, Bindi ringraziò l’esponente di An perché, vista la mole di sms ricevuti, «non è mai troppo tardi nella vita, chissà che non trovo l’uomo giusto proprio adesso».
Arriva ancora da un esponente dell’ex An un’altra battuta infelice contro il vicepresidente della Camera. Nel febbraio 2005, davanti al parterre femminile delle donne di An, l’allora governatore della Regione Lazio la punzecchiò sostenendo che Rosy Bindi «non è neppure una donna». Anche in quell’occasione fu il finimondo con le donne del centrosinistra sulle barricate. Ma Bindi non battè ciglio e anche quella volta finì con le scuse.
Ieri l’affondo del premier: La Bindi è più bella che intelligente. Come riposta, l’esponente del Pd si è limitata ad una battuta: «Sono solo una donna che non è a sua disposizione».
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