ROMA – “Ora posso invecchiare tranquillo”. Lando Buzzanca, protagonista della fiction ‘Mio figlio’ che ieri, con la prima parte, ha incollato a Raiuno oltre 7 milioni di spettatori sfiorando il 27% di share, si gode il successo e confessa: “Mancavo dal piccolo schermo da tanti anni: temevo di diventare vecchio senza poter dimostrare al mio pubblico, che mi ha seguito al cinema, che so interpretare in tv un uomo con la sua forza e la sua debolezza, lontano dai ruoli brillanti o da sciupafemmine cui è legata parte della mia carriera”.
Nella fiction, di cui stasera andrà in onda la seconda e ultima parte, Buzzanca è un poliziotto che scopre che il suo unico figlio è gay: “E’ una storia di passione, di amore, di sentimenti forti, ma tutto è narrato in maniera soft. C’è l’omosessualità, certo, ma c’è anche il problema antropologico di un uomo che deve rassegnarsi all’idea che non sarà mai nonno. Ma non è una storia drammatica, è la storia umana: l’uomo non è nè comico, nè tragico, ma è tutto a seconda delle circostanze. E credo di essere riuscito a dimostrarlo con questo personaggio. Le polemiche politiche sui gay? Ma l’attore è attore e basta, indipendentemente dalle sue simpatie politiche. E poi in scena non ho mai fatto il politico, come altri miei colleghi, ho preferito interpretare Pirandello, Moliere, Shakespeare”.
Convinto che l’idea della fiction fosse “vincente”, l’attore l’ha sostenuta fin dall’inizio: “Ho insistito tanto, e ora siamo stati premiati da un ascolto eccezionale: negli ultimi venti minuti la prima puntata ha sfiorato costantemente il 30% di share”.
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