Nina canta a un pranzo di matrimonio napoletano. Il boss Salvatore Conte seduto a un tavolo, innamorato perso di lei, cerca di distogliere lo sguardo da quei movimenti sinuosi, portentosi e fieri, carichi di una sessualità palpabile che riempie l’aria di attrazione. Nina canta tra tavole imbandite di trimalcionico kitsch partenopeo. Il suo sguardo d’amore puro e sbarazzino penetra lo schermo della tv e io ho un sussulto: chi è questa ragazza meravigliosa? E cosa stanno per combinare gli sceneggiatori di Gomorra?
La storia di Nina, personaggio transessuale protagonista della terza puntata della serie numero 2 di Gomorra, è un’intercapedine tra valori e disvalori, una baraonda di amore che sbriciola le sovrastrutture di appartenenza, un petardo che scompiglia le tifoserie di noi poveri spettatori avvinghiati alle microsimpatie vergognose per questo o quel boss. E ci lascia indecisi: Nina è una stronza che si scopa il boss per fare la bella vita? Una donna innamorata davvero? Chi è Nina e cos’è per gli sceneggiatori di Gomorra e per i fan della serie tv italiana esportata in tutto il mondo?
Gomorra: la scena di transfobia in cui Nina viene insultata.
Nina è un gioiello di libertà e identità individuale. Un grimaldello che fa saltare gli schemi, come solo l’amore sa fare. Una bomba che esplode nel mezzo dell’ascesa al potere di un uomo violento e senza scrupoli. Nina è l’amore che spacca tutto e che nel caos sembra fare giustizia tra buoni e cattivi. O per meglio dire tra cattivi e meno cattivi, semmai fosse possibile stabilire un ordine quantitativo dei cattivi camorristi di Gomorra.
Il boss Salvatore Conte, un mostro di gelido cinismo mafioso cresciuto in Sud America e ora tornato a Scampia per spodestare la famiglia dominante, i Savastano, non è un personaggio che ispira simpatia presso i fan di Gomorra. Reduce dalle ultime puntate della prima serie, conosciuto tramite il viaggio di Ciro, il wanna-be-boss più amato, in Sud America, lo vediamo piombare a Scampia e scompigliare le guerre tra famiglie, per stabilire un nuovo ordine “democratico” che in realtà getta nel panico gli spettatori e gli altri piccoli boss.
E proprio Conte si innamora di Nina. Nell’arco di mezz’ora la terza puntata di Gomorra raggiunge forse il suo apice più coraggioso e doppiogiochista in termini di sceneggiatura. Il bosso Conte è odiato, perché distrugge le ambizioni del personaggio più amato, Ciro, il ragazzo arrivato dal basso e che senza un cognome e un soldo pian piano ammazza e minaccia, stipula alleanze e fa doppi giochi indicibili, fino a sfiorare il potere che fu della famiglia che ha appena perso la prima guerra tra cosche: i Savastano. Eppure l’odiato boss Conte, prima di morire sgozzato proprio da Ciro e dai suoi, ci regala mezz’ora di amore romantico e tormentato, mettendo in scena la fragilità tutta umana dell’amore che non si può dire (soprattutto se sei un boss).
Nella scena clou, che potete vedere nel video, Nina canta durante una serata a cui partecipano anche il boss Conte e i suoi scagnozzi. E proprio uno di loro ci regala una perla di transfobia che non è certo sconosciuta a napoletani e italiani tutti. Una donna con il cazzo. Una donna con il pesce. Un uomo che è anche donna. E via giù ad affondare nei peggiori e più ignoranti epiteti che il maschilismo italico conosce molto bene.
Per la cronaca (SPOILER!): lo scagnozzo che si prende beffa di Nina sarà di lì a poco accoltellato a una mano dallo stesso boss Conte. Qualche minuto più tardi Conte a sua volta sarà sgozzato dai suoi stessi scagnozzi che nel frattempo avranno preferito seguire gli ordini di Ciro. Prima di morire però, Conte subisce anche l’addio di Nina. Che chiude di netto la relazione perché il boss non ha il coraggio di amarla per quello che è. Nina esce di scena trionfalmente, il boss muore sgozzato dai suoi amici.
Qualche giorno fa questa scena è stata al centro di un episodio di violenza emulativa. Più ignoranti dei personaggi scritti dagli sceneggiatori ci sono solo i reali umani (?) camorristi. Leggi articolo qui sotto.
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