Negli USA è appena uscito un saggio molto interessante che analizza il rapporto fra la comunità gay, le palestre e l’ideale del corpo palestrato. Muscle Boys, scritto da Erick Alvarez, è pieno di spunti di riflessione interessanti, utili anche per fare un confronto con il modo in cui certe dinamiche sono vissute nel nostro paese.
Per cominciare l’autore traccia un’articolata storia del connubio fra gay e palestre, che da noi è iniziato a diffondersi su larga scala in tempi relativamente recenti (più o meno una decina d’anni), ma che negli USA è esploso praticamente all’indomani della rivolta di Stonewall. In quel momento le gay gym (le palestre che si rivolgevano ufficialmente ai gay) ebbero il loro boom, diventando dei veri e propri punti di ritrovo e socializzazione per i gay che erano stanchi di frequentare locali notturni e luoghi di cruising all’aperto.
In Italia vere e proprie "gay gym" non ci sono (se eslcudiamo alcune saune in cui è disponibile un po’ di attrezzistica), e anche se in tutte le città c’è almeno una palestra di riferimento per la comunità gay locale, la situazione è ancora piuttosto abbozzata. In parte perché una "gay gym" per sopravvivere richiederebbe un numero di gay dichiarati superiore alle effettive disponibilità della maggior parte delle città italiane, in secondo luogo perché il culto del palestrato non è partito dal mondo gay, ma dalla pubblicità e dalla televisione, coinvolgendo da subito etero e gay in parti pressoché uguali.
Il risultato paradossale è che nelle palestre italiane i meccanismi di conoscenza ed eventuale approccio fra gay sono gli stessi che si ritroverebbero in un qualsiasi luogo (sguardi, ammiccamenti, allusioni), e anche se le occasioni per farsi avanti sono maggiori c’è da dire che il rischio di creare malintesi e fraintendimenti con ragazzi etero (e incorruttibili) è comunque più alto rispetto ai classici punti di ritrovo gay (e questo vale soprattutto nelle piccole realtà di provincia).
In ogni caso Erick Alvarez traccia anche il profilo delle sei tipologie base dei gay che frequentano le palestre di oggi. Innanzitutto c’è il fitness boy, che frequenta le palestre per mantenersi in forma e risultare più gradevole. Quando però il "fitness boy" lavora come ragazzo immagine nelle discoteche il suo punto di riferimento diventa un circuit boy, ovvero un ragazzo che frequenta il circuito dei locali gay in cui è richiesta una certa presenza fisica per poter essere all’altezza della situazione e dell’ambiente circostante. Poi c’è il muscle bear, il gay che non va matto per il circuito dei locali classici e per la sua estetica, ma che non per questo rinuncia a coltivare la propria struttura muscolare per esaltare la propria villosa virilità. C’è anche il maturo, ovvero il gay "over anta" che decide di mantenersi in forma e di usare la palestra per combattere i segni del tempo e per rimanere competitivo, ma anche e soprattutto per dimostrare a se stesso e agli altri che l’età è uno stato mentale. Ci sono poi due tipologie di palestrati gay che in Italia sarebbero difficilmente individuabili: l’atleta e il poz jock. Nel primo caso si tratta di un gay per cui frequentare una palestra ha a più a che fare con una passione per lo sport e le competizioni che con la sfera estetica, mentre il secondo termine indica i gay sieropositivi che utilizzano le palestre per affrontare al meglio la loro condizione, attenuare gli effetti negativi delle terapie e non rinunciare alla loro vita sociale.
Probabilmente queste categorie, in Italia, non sono separate in maniera così netta, e forse sarebbe necessario aggiungerne almeno una in più per i gay "metrosexual", che frequentano le palestre per adeguarsi all’ideale mascolino vagamente gay friendly proposto oggi dai media, ma che non ammetterebbero pubblicamente la loro omosessualità per nessuna ragione al mondo.
Resta il fatto che, perlomeno secondo Erick Alvarez e le centinaia di uomini (gay, etero e bisex) che ha campionato per il suo saggio, le palestre (e soprattutto gli spogliatoi) rivestono un ruolo principe per l’esplorazione e l’affermazione delle pulsioni omosessuali, e che questo ruolo viene spesso sottovalutato e circoscritto nell’ambito delle fantasie erotiche, soprattutto per chi vive la palestra come un luogo "a rischio" per la sua reputazione, convivendo quotidianamente col terrore di essere scoperto come gay, per poi venire emarginato e/o compromesso in quanto tale.
D’altra parte quanti di voi hanno scelto di dichiararsi nella propria palestra?
di Valeriano Elfodiluce
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