VENIRE TROPPO PRESTO

"Aiuto: non riesco a resistere all'orgasmo". Una situazione diffusa, che molti vivono come un problema. All'esperto analizzarne la complessità e dare le risposte.

VENIRE TROPPO PRESTO - leo10 11 3 - Gay.it
5 min. di lettura

Salve. Mi trovo in un rapporto monogamo che mi piace e ci piace molto – in tutti i sensi, anche sessualmente. Però ho un “problema” di base che è continuamente presente – non riesco a resistere all’orgasmo e quindi vengo piuttosto velocemente (entro cinque minuti, soprattutto quando sono io a penetrare!). Ormai è quasi un anno che stiamo assieme e la situazione non migliora.
Fra l’altro ho riscontrato il medesimo problema in altri rapporti (meno impegnativi). Durante molte di queste esperienze sessuali sono venuto senza nemmeno esser stimolato direttamente. Uno partner rimase così colpito dicendo che a lui una cosa del genere non succedeva da quando aveva 13 anni!!
Per fortuna il mio fidanzato non mi fa star male per questa mia poca resistenza, ma vorrei poter durare di più, per migliorare la mia soddisfazione, e anche la sua.
Sono out da solo circa un anno e mezzo, e i miei rapporti (tranne quello con il mio fidanzato) sono stati esclusivamente con escort. Sono passati 6 anni dall’ultima volta che feci sesso con una donna prima di accettare la mia omosessualità pienamente. E comunque la mia vita sessuale anche prima di questi 6 anni di “celibato” era piuttosto piatta.
Mi domando se il mio avere orgasmi prematuri è dovuto a una poca esperienza, ad una specie di “ritardo” nello sviluppo sessuale. E comunque vorrei sapere se ci può essere qualcosa da fare per imparare a resistere di più! Aiuto!!
Ciao.
lad

“Venire troppo presto” – quel sintomo che viene definito “tecnicamente” eiaculazione precoce – è la più comune delle difficoltà sessuali maschili. È raro incontrare uomini, eterosessuali o omosessuali, che non abbiano sperimentato almeno una volta, per brevi periodi, con un certo tipo di partner occasionale oppure durante una fase conflittuale del rapporto di coppia, o ancora dopo un periodo di astinenza forzata, lo spiacevole vissuto di finire prima del tempo, sul più bello, e proprio quando magari “in quel più bello” si vorrebbe rimanere più a lungo! Ancora peggio quando questo succede con quel tipo da sballo, al quale sei stato dietro per un mese, sul quale hai fatto trenta fantasie, pensando poi che mai ti avrebbe concesso le sue grazie e che, quando finalmente te le concede, dopo appena tre minuti di abbracci e carezze dà un’occhiata ai suoi Levi’s nuovi bagnati, ti guarda, abbozza un sorrisetto ironico e, mentre tu vorresti scomparire, dice: “Beh, non preoccuparti, capita!… In effetti anche ad un mio ex succedeva spesso”.
In passato era estremamente frequente tra gli psicologi etichettare qualsiasi comportamento sessuale non funzionale come il derivato di conflitti psichici profondi ed irrisolti e quindi, così come tu sembri temere, quale forma di immaturità psicosessuale ed affettiva. La teoria psicoanalitica classica riteneva ad esempio la precocità della risposta orgasmica il sintomo di intensi sentimenti sadici inconsci che l’uomo alimentava nei confronti della donna (per intenderci: “Faccio l’amore con te, ma non ti faccio godere”). All’epoca purtroppo i rapporti omosessuali erano considerati solo una variante nevrotica (anzi “perversa”!) del comportamento sessuale umano, per cui figuriamoci se ci si poneva il problema di interrogarsi sul significato dell’eiaculazione precoce in un rapporto tra due uomini! Il maschio omosessuale era un immaturo per definizione, che importanza poteva avere se stava bene a letto con un amante. Oggi per fortuna, le cose sono molte cambiate sia per quanto riguarda l’attenzione rivolta all’omosessualità quale pura variante della sessualità, sia per quanto concerne la lettura delle disfunzioni sessuali. Il fatto stesso che tu, come uomo gay, ti ponga l’obiettivo di avere una vita sessuale soddisfacente con il tuo compagno, e che un numero sempre maggiore di uomini gay ricerchino una pienezza relazionale ed affettiva, sono la riprova tangibile di questi cambiamenti.
L’eiaculazione è un riflesso, e il problema risiede perciò in termini fisiologici, prima ancora che psicologici, in una mancanza di controllo volontario su questo riflesso. Chi soffre di questa difficoltà non è in grado in genere di riconoscere con chiarezza le sensazioni corporee che precedono ed annunciano l’orgasmo, e non riesce poi a “contenerle” e dilazionarle. Alcuni uomini riferiscono di una sorta di anestesia genitale (desensibilizzazione) nei momenti di massimo eccitamento. Si può dunque dire che c’è precocità quando l’orgasmo avviene esclusivamente per riflesso, al di fuori del controllo volontario, quando il maschio ha raggiunto durante il rapporto un buon livello di eccitazione sessuale. Detto ciò, dovrebbe essere chiaro che si tratta intanto di un problema legato alla consapevolezza di sé, alla conoscenza del proprio corpo, delle proprie reazioni, delle sensazioni e dei sentimenti messi in gioco nell’intimità. Ed è l’accrescimento della consapevolezza di sé per buona parte lo strumento utile a superare l’ostacolo (la stragrande maggioranza delle volte si tratta di un ostacolo per fortuna non così insormontabile).
I colleghi sessuologi propongono vari esercizi, tecniche specifiche, manovre dettagliate, ma a mio avviso spesso troppo meccanicistiche ed asettiche (hai presente Anna Marchesini in quella esilarante parodia della sessuologa?), finalizzate ad acquisire un controllo del riflesso eiaculatorio. L’eiaculazione precoce, come qualsiasi altra questione umana, è anche (e soprattutto) un’esperienza relazionale, di contatto con l’altro e che prende forma nel farsi della relazione. Come si fa d’altronde a definire quanto deve durare un buon rapporto sessuale e quale deve essere la “resistenza” ottimale di un partner? Quanto tempo ad esempio deve durare la penetrazione? Non esiste, è ovvio, un criterio univoco, e l’orgasmo “troppo veloce” diventa un vero problema quando è avvertito come tale dai partner della coppia, quando è sentito come un ostacolo per il pieno appagamento erotico ed affettivo di entrambi. Scrivi di vivere un buon rapporto monogamico, anche sessualmente, e riferisci di una disponibilità a comprendere del tuo fidanzato, ma immagino che, malgrado ciò, vi capiti di parlare di questa faccenda. Tu stesso ti chiedi se ad esempio quanto avviene non possa dipendere dalla tua scarsa esperienza in fatto di relazioni. Parlare è basilare in un rapporto. Comunicare i propri sentimenti, ascoltarsi reciprocamente e confrontarsi sono funzioni centrali per la crescita del singolo e della coppia. Sarebbe per te utile intanto, se ci riesci, non farti prendere più di tanto dall’ansia da prestazione, e interrogarti piuttosto in merito alle eventuali ansie connesse al viverti una relazione stabile, intima.
Prova in sostanza a non chiederti se per essere ok devi muoverti dentro il tuo compagno almeno quindici o diciotto volte prima di poter venire (come farebbe un sessuologo vecchia maniera), ma come stai quando sei dentro di lui, così vicino a lui, con quelle sensazioni così intense. E come stai in genere quando state vicini, nei momenti in cui c’è calore tra di voi, quando pensi al vostro legame, allorché ti proietti nel futuro, mentre fate progetti insieme, visto che tra l’altro la sessualità non è separabile dal resto! Se fai questo non dovrai necessariamente scoprire che l’intimità ti fa paura, potrebbe semplicemente piacerti molto, e farti andare comunque in ansia. L’ansia accompagna nella vita le scoperte, il nuovo, il piacere, ciò che ci induce a trasformarci e a crescere.
Fatti poi aiutare, se vuoi, dal tuo compagno ad arricchire la consapevolezza di te, del tuo corpo. Puoi ricorrere ad alcune delle tecniche cui accennavo, soltanto se sei però disponibile insieme a lui a trasformarle in un nuovo canale comunicativo, in una forma di conoscenza, di gioco, di leggerezza. Potresti ad esempio chiedergli di stimolarti manualmente od oralmente il pene, mentre tu ti rilassi e ti concentri su te stesso, stando attento, non ossessivamente, ma con curiosità, a quello che succede proprio lì sotto (si tratta di una parte importante di te dopotutto!), fino a quando non avverti chiaramente l’avvicinarsi dell’orgasmo. Una delle aree cui è più rilevante fare attenzione è il perineo, quella zona del corpo piccola, ma molto ricca di terminazioni nervose, e per questo così erotica, che sta tra i testicoli e l’orifizio anale (vedi, finisco anch’io per esprimermi come i sessuologi!). A quel punto, quando senti che stai per venire, ma ancora non sei costretto a fare sforzi per fermarti, puoi dirgli di smettere. Aspetti un po’ che cali l’eccitazione e poi gli chiedi di ripetere la cosa: una, due, tre volte…, il numero lo decidete voi, fino a quando puoi quindi scegliere di lasciarti andare. Questo potrebbe aiutarti ad accrescere la consapevolezza delle tue sensazioni stando nel contatto con l’uomo che ami… E a proposito di contatto e reciprocità…, ovviamente dopo restituiscigli il favore!
Auguri
Giuseppe Iaculo

di Giuseppe Iaculo

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