Quinta tappa del nostro viaggio tra i volti e le storie dei testimonial dell’Onda Pride. Oggi l’Onda parte ufficialmente con i Pride di Verona, Benevento e Pavia. Ad accompagnarci in questo primo sabato rainbow del 2015 sono Luca e sua madre Nunzia e questa è la loro storia.
Luca era gay, lo è e lo sarà sempre, felicemente. Lo era quando a 19 anni decise di dirlo a sua madre nel modo più naturale possibile. Nessuna scelta del momento giusto, nessun discorso preparato. Nunzia stava lavando i piatti, quando Luca iniziò a parlare di quei nuovi amici che stava frequentando da un po’, con cui si trovava benissimo. Per una persona in particolare, forse provava davvero qualcosa. Non dovette dire altro. Il nome lo indovinò Nunzia, e che fosse quello di un ragazzo fu solo la conferma di qualcosa che in fondo aveva sempre saputo. Nunzia non sprecò tempo a commentare l’ovvio. “Che aspetti? A chi stai chiedendo il permesso? La vita è la tua, e la tua felicità deve venire sopra ogni cosa. Sbrigati. Vai da lui e diglielo.” Disse solo questo. E da quel momento in poi, per lei non cambiò nulla. Luca era gay, ed era suo figlio, lo stesso che aveva deciso di avere quando aveva 17 anni e tutto le era stato subito chiaro: “Sapevo che lui avrebbe dato a me molto più di quanto io potevo dare a lui. Ed è stato così. È così da sempre.”
Luca oggi ha 32 anni. È un ragazzo fortunato, eppure è Nunzia che sente di dovergli dire grazie per quel coming out, per aver scelto di condividere, per averla fatta sentire all’altezza di sapere. Ma Luca lo sa bene che non è da tutti una mamma così: “Lei è la mia batteria, la mia dinamo. Mi ricarica quando sono giù. Nei miei momenti di sconforto, lei c’è sempre stata”.
Quando pensa a quei genitori che mettono alla porta le loro figlie o i loro figli, Nunzia si chiede come ci riescano: “Come fai a decidere, da un momento all’altro, di cacciare via questo amore della tua vita. Come fai a dirgli che deve vivere e amare solo come dici tu. Un figlio non è tuo. È una persona. È una libertà. Sono i suoi pensieri, le sue scelte, i suoi desideri. Un figlio devi solo amarlo.” Poi, se si parla di chi pensa che Luca debba avere meno diritti di qualcun altro, ecco che Nunzia un po’ s’incazza, come solo le madri sanno fare. E mentre s’incazza, piange. Perché a sentire certe cose le verrebbe voglia di urlare, se solo riuscisse a perdere un po’ della sua buona educazione: “Non sopporto chiunque pensi di essere migliore di un altro. Vorrei urlarlo in continuazione. Vorrei fermare le persone per strada e dire che no, non si fa così. Non si emargina, non si chiude”.
Luca e Nunzia, come ogni anno, anche quest’anno andranno al Pride. Insieme o meno, non hanno una regola. L’importante è andarci, Nunzia ne è convinta: “Dovrebbe esserci un Pride al giorno. E una madre dovrebbe esserci sempre, per dire al mondo che il bene di un figlio viene prima di tutto”. Perché si sappia che le famiglie le abbiamo anche noi. E ce le portiamo in piazza.
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