Un evento improvviso nella notte, come improvviso è stato il folle attacco armato contro i ragazzi di Orlando. Un blitz d’amore come risposta al terribile blitz d’odio, morte e paura. Nella notte tra sabato 18 e domenica 19 giugno in tre città italiane – Roma, Milano e Firenze – centinaia di poster sono stati affissi sui muri di strade e piazze per affermare la libertà all’amore dopo la tragedia, per tornare a sperare, ad amare. Shoot me! il titolo del progetto,”colpiscimi”, “sparami” – come a ribadire che le nostre vite e le nostre storie sono inarrestabili. Che se anche ne sopprimi una, dieci o quarantanove, altre cento, mille ne verranno alla luce, libere, oltraggiose.
A una settimana esatta dalla strage di Orlando, in Florida, un progetto del collettivo che celebrare il ricordo delle 49 giovani vite spezzate: 49 ritratti di baci (omo ma anche eterosessuali) raccolti dal fotografo Gianluca Vassallo, 42 anni, nato a Napoli ma trapiantato in Sardegna. Ritratti con cui sono stati tappezzati i muri delle città, per affiancare al dolore un atto di libertà espressiva. Un bacio per ognuna delle persone uccise nella notte tra l’11 e il 12 giugno, al Pulse club a Orlando, Florida, nello sciagurato blitz dell’americano di origini afghane Omar Mateen: questa l’idea di Gianluca, un’idea che si è fatta immagine. Il progetto ha coinvolto spontaneamente tante persone che hanno sentito l’urgenza di condividere una reazione, mettendosi a disposizione e offrendosi allo sguardo pubblico. Un progetto collettivo, che risponde coralmente a un affronto contro la comunità LGBTQI, ma più in generale contro l’umanità: “Io non esisto” ci ha detto l’autore, “in questo progetto esiste solo il mio sguardo. Non è una mia attività ma è una risposta collettiva, realizzata da centinaia di persone, alla stupidità di quell’atto di violenza”.
Gianluca ci tiene a sottolineare l’aspetto comunitario e collettivo del progetto: “In tanti abbiamo sentito una frustrazione incredibile dopo quei fatti. E la volontà di rispondere a tutto quello con delicatezza, gioia, potenza, era una necessità larga alla quale io ho solo offerto lo sguardo. Tutto il visibile esiste perché esiste un processo invisibile. Il nostro prossimo obiettivo è dimenticarci la paternità e farlo diventare un bene pubblico. Mettendo i nomi in un cassetto e le istanze al centro del dibattito pubblico”.
L’operazione Shoot me! è scattata al tramonto. Secondo le regole dei blitz già organizzati in passato da Gianluca Vassallo: affissioni senza alcuna autorizzazione per un messaggio che deve scuotere, sorprendere, provocare. Era già successo a Olbia, nel 2013, qualche mese dopo la terribile alluvione che in Sardegna provocò 18 morti. Le foto degli alluvionati comparvero nelle strade della città nel cuore della notte: per l’amministrazione comunale pare fu un’operazione scomoda. All’alba, solo tre ore dall’affissione – “con un tempismo che ancora oggi fatico a spiegarmi” – i manifesti vennero tutti strappati.
Un progetto dagli intenti sociali e politici quello di Gianluca: “Credo che i processi che l’arte possano dare un contributo alla vita civile. Mettendo da parte l’autorialità, l’individualità e diventando parte della necessità di cambiamento che urlano il paese e il mondo”.
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