Dal 28 giugno 1969, la rivolta allo Stonewall Inn di New York non si è mai conclusa. Sarà cambiata, certo. Non tiriamo più bottiglie e pietre contro la Polizia, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: marciamo perché vogliamo i nostri diritti, perché vogliamo dire no a ogni forma di discriminazione, per amare senza rischiare di essere aggrediti. Vogliamo semplicemente vivere, richiedendo di essere riconosciuti come la vera famiglia che vogliamo essere.
La maggior parte di noi non ha dovuto consegnare i documenti a degli agenti durante una retata, e non ha nemmeno rischiato di essere arrestato. Nonostante questo, ogni anno a giugno ci ritroviamo nelle maggiori città italiane assieme ad amici, fidanzati e talvolta parenti, per marciare lungo le vie principali, mostrandoci alla società per quello che siamo. Senza paura. Perché non c’è nulla di cui aver paura. Il 28 giugno, così come tutti gli altri giorni dell’anno, non ci deve essere spazio alla paura. Questo è quello che dobbiamo capire. E far capire.
Stonewall e la data che ha cambiato la storia della comunità LGBT+
Forse è la data più importante per la comunità LGBT+. Sicuramente una data da ricordare, da celebrare. E come, se non andando fisicamente a uno dei tanti pride sparsi lungo la penisola italiana? Facendo scoprire la nostra storia a coloro che ancora non la conoscono, siano essi membri della comunità o meno.
Solo in questo modo, si potrà far capire quello che le persone LGBT+ hanno dovuto sopportare in passato. E per quale motivo tutti noi oggi teniamo a questa data e ai pride, che tutto sono tranne che una grande carnevalata. E’ chiedere troppo?
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rivolta, appunto, non una carnevalata come percepita oggi quella manifestazione dall'opinione pubblica.
Amore mio , sono 42 anni ininterrotti che dividiamo , come dicevano i nostri padri Latini il letto ed il desco ; se lo abbiamo potuto fare è anche grazie a quella notte di 50 anni fa. Grazie .