Non riesce ad affittare casa perché è trans e quindi “di sicuro fa la prostituta”. E’ quello che racconta Giulia Bernardini, 33 anni, di Lucca a cui le agenzie immobiliari sbattono le porte in faccia perché “una casa a una come lei non la affittiamo”. Ma Giulia, che sogna di poter diventare restauratrice di mobili, non è una prostituta: è semplicemente una trans. La fastidiosissima equazione transgender-prostituta, però, è una delle più difficili da sradicare e una delle più pesanti per le persone trans.
Guilia ha raccontato al Tirreno di essere nata ermafrodita e di essere stata sottoposta a due interventi quando era una bambina perché i suoi genitori volevano che fosse maschio. In realtà, lei no si è mai sentita a suo agio in quel corpo e da grande ha deciso di vivere la sua vita da donna. Un’allergia ai farmaci le impedisce di sottoporsi agli interventi che sarebbero necessari per la riassegnazione del genere.
“Per tante persone amiche che ho, a partire dai miei vicini – dice Giulia al quotidiano toscano -, ce ne sono molte altre che mi giudicano, pensano che una come me sia per forza una prostituta. Sono vittima di ingiustizie e omofobia”.
Adesso, però, è stata sfrattata dalla casa in cui ha vissuto per cinque anni e cerca una nuova abitazione. Senza esito. Ha anche chiesto aiuto ad alcuni avvocati, ma anche su quel fronte, a quanto pare, nessuno ha accolto Giulia come una normale cliente: “Mi sono rivolta a studi privati ma quando mi presento, o per telefono racconto come sono, mi sento dire che preferiscono non occuparsi del mio caso. Sono una trans non una prostituta – spiega – ma ora nessuno mi dà un aiuto”.
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