Scuse e remissione di querela. Forse il modo più dignitoso per chiudere la vicenda, che con la dignità ha ben poco a che fare, dell’aggressione da parte di Umberto e Gianluca Melecchi ai danni di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay, e Luigi Valeri.
"Qualche giorno fa – dichiara Lo Giudice – abbiamo ricevuto l’offerta di una lettera di scuse da parte dei Melecchi in cambio di una remissione di querela. Il nostro obiettivo era quello di vedere riconosciuta la responsabilità dei due aggressori e ripristinata la verità. Inizialmente Umberto Melecchi aveva infatti dichiarato che saremmo stati noi ad aggredirlo: cosa completamente estranea al vero. Abbiamo quindi accettato la lettera e rimesso la querela."
Analogamente si sono impegnati a fare i Melecchi con la loro querela, peraltro già soggetta a richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero.
L’aggressione si era consumata la notte del 15 giugno 1999, alla fine della lunga maratona dello spoglio elettorale, che vedeva Lo Giudice candidato alla carica di consigliere comunale per i DS. Verso le 4:00 del mattino, Sergio Lo Giudice e Luigi Valeri, in compagnia di un amico, stanno rincasando. E’ all’angolo del bar Zanarini, tra via Farini e piazza Galvani che si imbattono con i due Melecchi. Questi li approcciano con fare minaccioso e con stupidi pretesti: "dove avete rubato quella bicicletta?" Grida uno. "Siamo delle ronde cittadine, abbiamo già fermato altre persone che stavano cercando di rubare una macchina e abbiamo chiamato al polizia" aggiunge l’altro.
All’accenno della prima protesta da parte dei malcapitati, i Melecchi danno inizio ad una gragnola di insulti (brutto frocio, terrone di merda), spintoni, sputi in faccia e schiaffi con un giornale. Nemmeno l’intervento casuale di una pattuglia di carabinieri, dopo qualche minuto, riesce a placare completamente gli aggressori, in stato di forte concitazione.
"La nostra associazione è quotidianamente impegnata – spiega Lo Giudice – a far sì che ogni aggressione ai danni di persone omosessuali non passi sotto silenzio e trovi giustizia. Ancora troppo diffusa la convinzione che prendersela con gli omosessuali garantisca l’impunità e, talvolta, anche l’assenza di denuncia. Mi auguro che la nostra esperienza sia di esempio a tutti coloro che subiscono aggressioni fisiche o verbali di questo genere e di monito per gli aggressori".
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