Le vittime erano state un ragazzo omosessuale e l’amica, a San Sperate (in provincia di Cagliari). Erano i primi giorni di febbraio. Un gruppo di coetanei li aveva avvicinati, insultando il ragazzo per il suo orientamento sessuale. Dopo le offese, erano arrivate le botte. Il tutto era stato ripreso con un cellulare e il video caricato sui social. E proprio questo video, unito alle testimonianze dei presenti all’aggressione omofoba, ha contribuito a identificare i tre responsabili. Questi erano stati denunciati dalle due vittime ed ora dovranno rispondere di lesioni e ingiurie.
Ci sono ancora dei dubbi da chiarire, perché sembra che l’omofobia non sia la causa scatenante del fatto. I Carabinieri stanno indagando anche una quarta persona, un coetaneo del gruppo. Questo non avrebbe partecipato all’aggressione, ma sarebbe entrato in contatto con la vittima, per poi pianificare un incontro con il gruppo, a sua insaputa. Già da qualche giorno, gli inquirenti valutavano che si trattasse di una trappola. Organizzata proprio per incontrare volutamente il ragazzo 17enne coinvolto nel pestaggio. Ma è ormai certo che l’obiettivo dell’aggressione fosse proprio lui.
Aggressione omofoba organizzata o casualità?
Quello che i Carabinieri dovranno capire è se si sia trattata di un’aggressione omofoba organizzata dai responsabili o se la causa sia un’altra. Il quarto indagato, da quanto si è appreso, si sarebbe messo in contatto con il suo coetaneo, contattandolo su Facebook e stringendo con lui amicizia. Tramite questa conoscenza, il gruppo sarebbe venuto a conoscenza che il 17enne sarebbe stato a San Sperate quel dato giorno. Se non si trattava di una trappola, quindi, erano certi che lo avrebbero comunque incontrato. Per questo motivo, si sarebbero posizionati in Piazza Deledda, luogo dell’aggressione, attendendo il17enne con l’amica.
I dubbi sull’omofobia sarebbero da attribuire a quanto scoperto dai Carabinieri durante le indagini. Tra il 17enne e uno dei denunciati nei giorni antecedenti il pestaggio si era verificata una discussione tramite i social. Insulti e offese, tra di loro e verso le rispettive famiglie. Lo scambio di insulti aveva convinto il denunciato a risolvere la questione in altro modo. Dal vivo e con la violenza.
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