Dopo il "caso D’Alema", lo stand Bologna Pride 2012 alla festa dell’Unità del capoluogo emiliano resta chiuso per protesta. Ieri sera proprio in una saletta della direzione della festa bolognese, c’era stato il colloquio chiarificatore tra il presidente del Copasir e i responsabili nazionali di Arcigay e Arcilesbica.
Pur continuando a partecipare ai dibattiti, l’Arcigay di Bologna annuncia, in una nota firmata dal suo presidente Emiliano Zaino, la prosecuzione della chiusura dello spazio (ieri sera già listato a lutto), "nell’attesa che la nostra comunità, fatta di cittadini, di genitori, di figli riceva delle risposte che possibilmente non alimentino le argomentazioni omofobiche di chi non ci vuole uguali nei diritti".
Dopo le scuse di D’Alema, per Arcigay è comunque "lecito chiedere al segretario del Pd Bersani quale sia in merito la politica del Pd. E il partito di Bologna – ha scritto ancora – che sostiene la nostra battaglia, come è evidente dalle parole di Sergio Lo Giudice (capogruppo in Comune, che da poco ha sposato il suo compagno a Oslo, ndr), ha intenzione di inviare un messaggio alla sua sede nazionale a Roma?".
Non è la prima volta che sale la tensione tra associazioni gay e D’Alema: nel 2007 l’allora ministro degli Esteri affermò: "No, non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali perché il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione. E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento. Il matrimonio tra omosessuali, perciò, offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente. Due persone dello stesso sesso possono vivere uniti senza bisogno di simulare un matrimonio. Lo Stato, però, deve riconoscere loro diritti civili e sociali. Mi accontenterei di fare la legge…".
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