Un attacco in piena regola, nella settimana dell’orgoglio gay, a neanche un mese dal Pride cittadino. E’ successo mercoledì sera a Roma, alla sede dell’associazione Di’Gay Project contro la cui vetrata un gruppo di ragazzi ha lanciato frutta e sacchi pieni di escrementi gridando frasi violente e omofobe come “Morirete tutti, vi bruceremo, froci”. Al Messaggero, la presidente Maria Laura Annibali ha raccontato che “i ragazzi (che erano all’interno della sede, ndr) si sono spaventati molto, ma nonostante questo, quando il gruppo di assalitori è fuggito, tre hanno iniziato a correre loro dietro, salvo poi perderne le tracce”. Le forze dell’ordine stanno già indagando e faranno tesoro dei racconti dei testimoni dell’agguato.
“Siamo alla Garbatella da 14 anni e non ci era mai successo nulla – ha commentato Imma Battaglia, consigliera comunale di Sel che dell’associazione è stata presidente per molto tempo -. Mi chiedo se questo raid faccia parte dell’ennesimo giro di violenze che ci sono in questa città e per le quali abbiamo chiesto un incontro urgente al sindaco”.
Solidarietà all’associazione è arrivata dal mondo lgbt. In una nota, l’associazione napoletana “i Ken” esprime “la propria vicinanza e da coraggio alla presidente”, mentre dalla Capitale arriva il sostegno del Circolo Mario Mieli che definisce quanto accaduto “un vile gesto omofobo”.
“Il numero degli assalitori e il lancio di escrementi e cassette di vegetali – si legge nel comunicato diffuso dal presidente del Mieli Andrea Maccarrone – lascia pensare a un’azione di violenza politica pianificata e premeditata di una gravità intollerabile”. “Denunciamo costantemente – conclude Maccarrone -come la grave mancanza di un sistema educativo aperto alla cultura delle differenze e la colpevole assenza di leggi positive che riconoscano i nostri affetti e le nostre famiglie, uniti ai discorsi di disprezzo e odio pronunciati con allarmante frequenza da politici, inconsapevoli e indegni del proprio ruolo, contribuiscano a creare un ambiente di complicità e di inaccettabile legittimazione che finisce per armare la mano dei violenti”.
“Totale sostegno” all’associazione, arriva dal senatore di Sel Massimo Cervellini secondo cui “è quanto mai urgente il nostro lavoro nelle istituzioni, oltre che per una legge sui diritti civili, per politiche nazionali di inclusione e di educazione alle differenze a cominciare dal settore dell’istruzione”.
Il giorno prima dell’aggressione, su una pagina Facebook intitolata “Repubblica Sociale Italiana di Salò”, era comparsa l’immagine che vedete qui di fianco. Si tratta di un fotomontaggio in cui Hitler e Mussolini si allontanano sorridendo dall’ingresso di un campo di concentramento la cui insegna originaria (quel tremendo “Il lavoro rende liberi” che tutti ricordano) è stata sostituita con uno striscione del Gay Village con il motto “Abbiamo limiti non confini”. I due dittatori si dicono tra loro “Dici che ci cascano?”. Il riferimento è chiaramente ad un campo di concentramento destinato alle persone lgbt che, vale la pena ricordarlo, furono davvero perseguitate e internate durante il nazi-fascismo. L’ennesima incitazione all’odio che sul social network ha ottenuto 143 “like” e 98 condivisioni. L’immagine è comparsa anche sul profilo si un vigile urbano romano contro il quale è stato presentato un esposto al Comune.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.