Ballata per la Morte di Pasolini

Un'opera di Massimo Consoli da cantare sull'aria della Ballata del Pinelli. Un'iniziativa di aggregazione della comunità gay in memoria dello scrittore scomparso il 2 novembre del 1975.

Ballata per la Morte di Pasolini - 0111 pasolini - Gay.it
2 min. di lettura

BALLATA PER LA MORTE DI PASOLINI
Quella sera, qui a Roma, era freddo,
ma che freddo, che freddo faceva,
Pasolini arrivò alla Stazione,
e il Pelosi per primo guardò.
Il Pelosi era giovane e bello,
per campare faceva marchette,
di studiare non aveva voglia,
tanto meno di lavorar.
“Quanto prendi?”, gli chiede Pier Paolo.
“Cinquemila, è la mia tariffa.
Quello che devo fare lo faccio,
e nessuno è più bravo di me!”
Il Poeta spalanca la porta
della macchina metallizzata.
Il ragazzo ci monta spavaldo
mentre pensa “Stasera va ben!”.
Dopo avere lasciato i giardini
si dirigono a una trattoria.
Il Pelosi ha un po’ fame e un po’ sete.
Pasolini lo vuol soddisfar.
Dopo avere mangiato e bevuto
se ne vanno verso l’Idroscalo
dove Piero conosce un bel posto
e nessuno li disturberà.
Era il giorno un po’ prima dei Morti
ci mancavano pochi minuti,
Pasolini era pieno d’amore:
il Pelosi non ebbe pietà.
Lui pensava: “Mo’ faccio er corpaccio!
Me sistemo pel resto dell’anni.
A ‘sto frocio je faccio ved’io,
quanti sordi che m’ha da sgancià!”
Pasolini, ch’odiava i ricatti,
non ci stette nemmanco per scherzo:
“Vaffanculo”, gridò un po’ incazzato,
“qua nun c’è manco ‘n sordo pe’ te!”
Il Pelosi gli diede un gran calcio,
glielo diede lì in mezzo alle gambe,
e il più buono tra i belli di dentro,
intontito tra il fango cascò.
L’assassino si guardò un po’ attorno
e poi disse: “Mo’ adesso ‘ndò vado?”
Con un balzo saltò dentro l’auto
e all’indietro sul Paolo passò.
Pasolini schiacciato e ammazzato
è rimasto una notte sdraiato,
e il mattino quando l’hanno visto
per un po’ d’immondizia passò.
Ma non fu spazzatura quell’uomo.
Fu l’esempio di tutti i contrari.
Fu una luce splendente su tutto,
per l’Italia che sta per crollar.
Il Pelosi correa contromano
ed a casa tornare voleva.
Mascalzone! Sperava di farla!
Ma i carubba gli diedero l’alt!
Era ovvio che non si fermasse,
con quel peso che c’aveva dentro,
ma fermato e arrestato fu un lampo,
che non sapeva che cosa dir.
“Tu la macchina a chi l’hai rubata?
Di chi è questo anello ch’hai al dito?
Che cos’è questa macchia di sangue?
La patente dov’è che ce l’hai?”
Tra le lacrime e grida alla mamma,
il furfante giustifica il fatto:
“Lui voleva il mio culo pe’ forza,
è per questo che io l’ammazzai!”
Dieci giorni, sei mesi e nove anni
hanno dato a quel sozzo battone,
per avere affermato che il culo
a lui serve soltanto a cacar.
Ma con LUI noi ci siamo stufati
di finire da sempre ammazzati.
Il Pelosi aspettiamo ora ch’esca,
e vediamo che santo sarà!
Ve l’ho detto una volta anche all’Ompo’s,
dopo il controprocesso al ragazzo:
“Pasolini ha concluso un inverno
e da oggi più caldo farà!”

Massimo Consoli

di Massimo Consoli

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