Attesa per mercoledì 9 ottobre, quando la Corte Costituzionale si occuperà del caso di due mamme, una americana e una italiana, e del loro bambino. L’ufficiale di Stato Civile del Comune di Pisa si è rifiutato di trascrivere il certificato di nascita, non riconoscendo la donna italiana come madre. La solita storia, insomma, ma stavolta il giudice ordinario ha trovato un dubbio di costituzionalità, rimandando la questione ai giudice della Corte Costituzionale.
Partiamo con la storia della coppia lesbica. Le due donne si sono sposate nel 2014 nel Wisconsin, per poi trasferirsi temporalmente in Danimarca. Qui, sono ricorse all fecondazione eterologa per avere un bambino. Questo è nato a Pisa, ma partorito dalla donna statunitense. Per questo motivo, il bambino deve avere la nazionalità della madre biologica. Una volta giunte al Comune di Pisa, il primo rifiuto. Poi, il ricorso al giudice, che non ha voluto pronunciarsi, inviando la palla ai colleghi di Roma.
Su cosa dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale
I giudici costituzionali dovranno analizzare il dubbio costituzionale, in quanto la legge italiana:
non consente di formare in Italia un atto di nascita in cui vengano riconosciute come genitori di uncittadino di nazionalità straniera due persone dello stesso sesso.
Il contrasto si forma in quanto la donna italiana e madre intenzionale è sposata con la compagna e madre gestazionale (che ha partorito il bambino) e risulta madre del bambino per la legge statunitense. Il problema è che non essendoci una legge italiana specifica che regoli la questione, è impossibile formare un atto di nascita che abbia due madri come genitori. Impedendo alla madre intenzionale di non risultare genitrice ufficiale, si limiterebbe un diritto, non riconoscendo dunque pienamente la loro unione in Italia.
O detto in modo tecnico, secondo i giudici Nicola Antonio Dinisi, Marco Viani ed Enrico D’Alfonso, non riconoscere la madre italiana limiterebbe:
il diritto di persone che, in base alla legge straniera applicabile, sono legate da un rapporto di genitorialità-filiazione di vedere riconosciuta pienamente in Italia la loro formazione sociale.
Mercoledì, la sentenza della Corte Costituzionale chiuderà definitivamente il caso.
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