In un’intervista rilasciata ieri a L’Unità, il segretario del Pd ha risposto ad alcune domande sul matrimonio gay, argomento rilanciato sul piatto della politica anche italiana, dalle recenti dichiarazioni del presidente statunitense Barak Obama. Ma le dichiarazioni di Bersani, che vuole "lasciare fuori la parola matrimonio" hanno scatenato dure reazioni sia nelle associazioni che all’interno del suo stesso partito provocando quella che secondo alcuni è una vera e propria spaccatura.
Pierluigi Bersani ha definito "un elemento di civismo" una regolamentazione delle convivenze tra persone dello stesso sesso specificando, poi, che nel caso in cui l’attuale governo non dovesse affrontare la questione prima della fine del suo mandato, farlo sarà compito del prossimo, che il segretario del Pd si dice sicuro sarà di centrosinistra.
Quando però il giornalista gli ha chiesto come vanno regolamentate le coppie gay, Bersani ha risposto: "Terrei fuori dal dibattito la parola matrimonio, che da noi comporta una discussione di natura costituzionale, al contrario di altri Paesi. Tuttavia dobbiamo dare dignità e presidio giuridico alle convivenze stabili tra omosessuali perché il tema non può essere lasciato al far west".
Immediate le reazioni, prima di tutto dalle stesse fila del Pd, a partire dalla deputata Anna Paola Concia he ha chiesto a Bersani una "riunione urgente con la segreteria del partito" per discutere quali tra le proposte attualmente in discussione in Commissione Giustizia alla Camera lil Pd intende sostenere.
"Sono certa che sei pienamente consapevole del fatto che il Partito democratico deve decidere con chiarezza quale modello giuridico scegliere – incalza perentoria la deputata rivolgendosi al suo segretario – e poi sostenerlo con tutta la convinzione necessaria, per portare a compimento una legge di civiltà che il nostro paese aspetta da trent’anni e che altri paesi e leader progressisti come te hanno già da tempo realizzato".
"Se il problema è la parola matrimonio la soluzione ce la danno Londra e Berlino – incalza non senza polemica il vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto -: mentre risolviamo il problema del nome facciamo una bella legge sulle unioni civili di contenuto perfettamente identico al matrimonio e poi del nome riparliamo quando avremo capito che il matrimonio gay è un problema solo sulle due sponde del Tevere. Quello che non sarebbe accettabile è una legge tipo quella sui Dico, dove le coppie non esistono e anzi le si considera così intrinsecamente instabili da riconoscere loro diritti solo dopo l’avvenuto passaggio di un certo periodo di tempo".
A tentare di spingere Bersani ad essere più coraggioso è stato, poi, Ignazio Marino dai microfoni della trasmissione radiofonica "Un Giorno da Pecora". "Pierluigi dillo – ha esclamato Marino intervistato da Sabelli Fioretti e Lauro -. Io sono sicuro che sei favorevole all’unione di coppie omosessuali che abbiano gli stessi diritti delle coppie sposate, e che possono crescere dei bambini. Pierluigi, sei d’accordo o no? Rispondi". "Marino secondo lei, come risponderebbe il segretario del Pd?", hanno chiesto i conduttori. "Sicuramente dirà: sì, sono d’accordo perché Bersani è un rivoluzionario", ha concluso Marino.
E mentre le associazioni chiedono a gran voce che il Pd faccia chiarezza e decida se intende appoggiare i matrimoni o le unioni civili, distinguendo nettamente tra le due posizioni, le reazioni giungono anche da fuori dal Pd, come quella di Franco Grillini, responsabile diritti civili dell’IdV che ricorda a Bersano che "non è vero che la nostra Costituzione preclude il riconoscimento del matrimonio agli omosessuali. A confermarlo, ci sono le sentenze della Corte costituzionale e della Suprema Corte di Cassazione". "Come IdV facciamo quindi appello a tutti i partiti – continua Grillini -, in primis al centrosinistra, affinché condividano la scelta del presidente Usa. Sui diritti civili non devono esserci più tentennamenti".
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