Nel bolognese, negli ultimi due giorni, si è scatenata una furia omofoba a danni di due persone. La prima è Giovanni, picchiato selvaggiamente in un bar di Ozzano dell’Emilia da un gruppo di omofobi. La seconda, sempre a Bologna, è passata quasi inascoltata. La vittima è un donna transgender. Desy – nome di fantasia utilizzato dal MIT che ha raccontato la storia – è una ragazza transessuale di origine latina-americana e residente in Italia con regolare permesso, che per vivere fa la sexworker. Circa 3 giorni fa è stata abbordata da una coppia, uomo e donna, che voleva un rapporto a tre. O meglio, questa è quello che pensava lei. E’ salita in auto, e assieme ai due è andata in un parco isolato, spesso frequentato da chi cerca rapporti occasionali.
Qui i tre sono scesi dall’auto per fumare una sigaretta, ma a quel punto un uomo ha colpito Desy con una spranga di ferro. In pochi secondi, la ragazza ha capito che non si trattava di una coppia che voleva divertirsi con lei, ma di un agguato. Colpita la prima volta alle spalle, sono in tutto quattro le persone che iniziano a colpirla a sprangate. Tutti di origine italiani, i quattro hanno continuato a picchiarla per non si sa quanto, ma una volta finito il vigliacco agguato, se ne sono andati lasciando Desy lì, con gambe e braccia fratturate.
Omofobia a Bologna: ora Desy ha paura di uscire di casa
Desy ora dovrà stare a letto a riposo, non riesce nemmeno a camminare. Non ha voluto denunciare l’accaduto. Ha paura di andare al Pronto Soccorso e di denunciare alla Polizia l’aggressione, in quanto sex-worker e transgender. Non vuole nemmeno che si sappia il suo vero nome, perché teme ritorsioni da parte degli stessi omofobi che l’hanno picchiata. Ed è delusa dal sistema, che non sembra voler rispettare i diritti di una minoranza.
Secondo il MIT (Movimento Identità Transessuale) che ha denunciato l’aggressione su Facebook, una cosa è certa: un’aggressione omofoba di chiaro stampo fascista. Quattro persone contro una, indifesa, con spranghe di ferro, di notte e in un luogo isolato. Un gesto, tra l’altro, premeditato. La coppia che ha abbordato Desy sapevo dove e quando fermarsi, immaginando di voler colpire proprio lei.
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