Come era prevedibile, la vicenda delle trascrizioni dei matrimoni egualitari annullate dal prefetto di Bologna non accenna a chiudersi. Dopo la diffusione, ieri sera, della notizia il sindaco Virginio Merola ha rilasciato alcune dichiarazioni, in linea con la posizione tenuta finora. “Il prefetto mi aveva intimato di annullare l’atto di trascrizione dei matrimoni – ha dichiarato il primo cittadino -. Come sapete mi sono rifiutato di farlo, quindi l’ha fatto d’ufficio, mandando un funzionario della Prefettura che ha scritto che l’atto è nullo. Stiamo informando i diretti interessati affinché possano far valere i loro diritti”. E il primo ad annunciare battaglia è il senatore del Pd Sergio Lo Giudice che, con il marito Michele, è tra le coppie la cui trascrizione è stata annullata.
Ricorso alla magistratura
Lo Giudice annuncia ricorso alla magistratura. “Un atto, quello della cancellazione per via amministrativa e non giudiziaria – puntualizza il senatore -, che già la procura di Udine , e ancor prima in via informale quella di Roma, avevano definito illegittimo”.
“Siamo nella jungla dell’illegittimità, non c’è più norma o senso di giustizia che tenga” dichiara il presidente di Arcigay Flavio Romani che definisce il gesto del prefetto un “abuso di potere”.
Romani: “Mobbing di Stato”
“Siamo al mobbing di Stato, al dileggio totale delle persone e dei loro diritti, alla prevaricazione ostinata. Una vera e propria umiliazione. E in questo contesto – prosegue Romani – non sappiamo nemmeno a chi appellarci: a un Presidente della Repubblica in uscita dal Quirinale? A un premier evidentemente inaffidabile? A un governo fondato su un patto ideologico e liberticida? A un Parlamento completamente scollato dal Paese, rintanato nel bunker delle Camere a elargire voti di fiducia in nome non del Paese ma della Ditta, quale che sia il simbolo che si rappresenta?”.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.