Secondo il giudice Albina Fiordalisi Giovanna Bertoldo, la preside che non ha denunciato il bullismo omofobico di alcuni studenti del suo istituto (il magistrale Gassman a Roma) rivolti a un coetaneo, non è responsabile delle conseguenze che la vittima ha dovuto patire.
Così si è aperto ieri il processo a carico dell’ex dirigente scolastico: la costituzione di parte civile è stata clamorosamente respinta. Cinque degli ragazzini incriminati (quattro ventenni e un 19enne) sono stati rimandati a giudizio dal Tribunale dei Minori pochi giorni fa: nel capo di imputazione si legge che i giovani “hanno molestato Luca (nome di fantasia) creando un clima ostile nei suoi confronti, in modo da cagionare un perdurante stato di ansia e di paura, al punto da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”. I fatti di cui si parla, risalenti all’anno scolastico 2013-2014, sono numerosi: dall’isolamento in classe alla ridicolizzazione del rendimento scolastico, dalle minacce anonime sul cellulare a biglietti e cartelli intimidatori per i corridoi e le aule della scuola, fino alla creazione di un gruppo chiamato “we hate Luca” dove era stata progettata anche un’aggressione fisica, sventata da un amico del ragazzo. Solo a quel punto gli insegnanti, consapevoli da tempo dei fatti, si decisero a rivolgersi al capo d’istituto, che decise di non intervenire “perché, al momento di essere informata della vicenda i genitori del ragazzo si erano già mossi sul piano legale“, afferma il suo avvocato Armando Fergola.
Il Gay Center di Roma, che aveva intenzione di costituirsi parte civile con la vittima insieme ai legali Mario Miano e Michelina Stefania, è stato anch’esso rifiutato. Nel comunicato stampa emesso da poche ore a riguardo si legge:
L’unico reato perseguibile per la giudice è quello di omissioni di atti d’ufficio. Questo perché manca nel nostro codice penale il reato di omofobia, che vieti la discriminazione verso le persone lesbiche, gay e trans. In questo caso la Magistratura fa un passo indietro rispetto alla tutela delle persone, un episodio molto grave perché riguarda una scuola e un giovanissimo, che nonostante abbia avuto il coraggio di denunciare non può neanche essere rappresentato a processo”, a raccontarlo è il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, che aggiunge: “È anche un messaggio chiaro al Parlamento: senza legge contro l’omofobia migliaia di persone sono senza tutela e diritti, bisogna intervenire subito”. “Ci riserviamo di valutare un’azione civile nei confronti della ex preside”, aggiunge Mario Miano, legale del Gay Center che sa seguendo il caso. “E’ opportuno evidenziare che nell’ipotesi di un fatto dannoso, commesso dagli alunni ad un terzo, l’Amministrazione scolastica si sostituisce al personale docente nella responsabilità civile anche in sede penale. Siamo comunque pronti ad iniziare un azione civile sia nei confronti della preside dell’Istituto Gassman, sia dell’amministrazione di cui la stessa faceva parte stando ora in pensione”, aggiunge l’avvocato Fabrizio Consiglio, legale dello studente discriminato.
Fabrizio Marrazzo, raggiunto da noi al telefono, afferma: “È una situazione assurda. L’unico precedente di una parte civile, peraltro offesa, respinta risale al 1999. Il giudice ha ritenuto la costituzione a parte civile di Gay Center non compatibile con il reato contestabile, ma di fatto questo ha causato seri danni all’imputato. Il Parlamento deve emanare prima possibile una legge contro l’omofobia, altrimenti mancano gli strumenti giuridici concreti per condannare questi crimini”.
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