Circa un mese fa la vita di Olimpia, diciassettenne transgender di Alatri, è cambiata per sempre. Il Tribunale di Frosinone le ha infatti permesso di rettificare i dati anagrafrici senza l’intervento di riattribuzione chirurgica del sesso.
Merito anche di due genitori che le sono sempre stati al fianco, combattendo insieme a lei una battaglia legale per certi versi storica, perché seconda sentenza in Italia. Intervistata da Pasquale Quaranta per LaRepubblica, Olimpia ha per la prima volta esternato tutta la propria felicità, mettendoci la faccia in prima persona.
‘Questa sentenza significa sicuramente vivere più tranquilla. Non cammino più per strada chidendomi ‘si vedrà che sono una transessuale’. ‘Nonostante la sentenza mi lasci la possibilità di scegliere se operarmi o meno, io comunque sento il bisogno e voglio sottopormi all’intervento chirurgico perché il disagio maggiore che provo è per i miei organi sessuali. Quando ero piccola dicevo sempre ‘sono metà maschio e metà femmina’, poi crescendo ho capito che proprio la parte maschile era d’intralcio. Quando ho capito che volevo cambiare sesso ho avuto paura, un po’ l’ho represso, ma alla fine ho capito che era più importante star bene con me stessa, rispetto a come mi vedevano gli altri’. ‘Venivo vista solo come il frocio, e nessuno si preoccupava di conoscermi veramente‘
A parlare anche mamma Mariella, orgogliosa di sua figlia e in prima linea nel combattere l’omotransfobia, troppo spesso causa di suicidi adolescenziali.
‘Vedere tua figlia che torna a casa con gli occhi segnati dalle lacrime, bianca in viso che ti racconta quello che è successo, è un’esperienza che non auguro a nessun genitore. Tutta questa situazione l’avremmo vissuta con meno stress se fosse rimasta privata, ma non ci sentiamo di farlo, vogliamo esporci‘. ‘Io non mi vergogno di mia figlia, la amo, indipendentemente che possa essere cisgender o transgender. Il primo sostegno deve venire dalla famiglia perché purtroppo il tasso di suicidi in questo caso è altissimo. Subentra poi il problema della prostituzione, perché se tutti ti sbattono le porte in faccia rimane solo quella strada. La diversità esiste ma è fonte di arricchimento, non toglie niente a nessuno‘.
‘Io non sono una persona che crede che la propria felicità dipenda da un ragazzo o dal matrimonio. Non mi interessa, l’importante è che io sia felice‘, ha concluso la 17enne, nata Lorenzo e a dicembre per la prima volta pronta a festeggiare la maggiore età con il proprio reale nome sulla carta d’identità: Olimpia.
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