CAPEZZONE: MATRIMONIO ANCHE PER I GAY

Il segretario dei Radicali invita a sottoscrivere una proposta di legge di iniziativa popolare su istituzione del registro delle unioni civili e del matrimonio omosessuale. Gay.it lo ha intervistato.

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7 min. di lettura

Il 20 settembre, nell’ambito di una celebrazione anticlericale dell’anniversario di Porta Pia, i Radicali italiani daranno ufficialmente il via alla raccolta di firme per presentare 25 proposte di legge di iniziativa popolare. All’interno di questo nutrito pacchetto c’è una proposta di legge sulla quale riteniamo doveroso – nonché più che opportuno – attirare l’attenzione dei nostri lettori. Si tratta della "Proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del registro delle unioni civili di coppie dello stesso sesso o di sesso diverso. Possibilita’ per le persone dello stesso sesso di accedere all’istituto del matrimonio"; così recita il titolo, e ne trovate il testo nella seconda pagina di questo articolo (cliccare su "2" in fondo).

Ma che cos’è in realtà? E’ l’ennesima proposta di legge che finisce ad ammuffire in un cassetto, o una nuova importante occasione per combattere per i diritti di gay e lesbiche?

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Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani e promotore dell’iniziativa non ha dubbi: l’ago della bilancia sarà la forza della mobilitazione sociale, l’adesione e il movimento che si riuscirà a raccogliere intorno alla proposta. E’ per questo che sollecita tutti i gay e le lesbiche a sottoscrivere la proposta: a partire dal 21 settembre, infatti, sarà possibile unire la propria firma alle 50.000 che dovranno essere raccolte per poter portare la proposta di legge in Parlamento. I Radicali hanno infatti organizzato banchetti di raccolta delle firme nelle principali città italiane; altrove, sarà necessario affidarsi agli sforzi di eventuali volontari sostenitori. Ma vediamo nel dettaglio quali novità presenta il disegno di legge.

Daniele, quali sono i contenuti di questa proposta?

In sintesi, la proposta si basa su tre pilastri. Il primo: due persone (non importa se dello stesso sesso o no) possono depositare un contratto in cui liberamente e responsabilmente regolano alcuni profili della loro vita in comune. Il secondo: se vogliono, per ciò che riguarda gli aspetti legati all’eredità, alla previdenza e così via, i (le) due possono reciprocamente attribuirsi una posizione in tutto e per tutto equivalente a quella che il diritto italiano assegna al coniuge. Il terzo: se si tratta di persone dello stesso sesso – e se queste lo vogliono, ovviamente – possono accedere all’istituto del matrimonio civile, esattamente come accade per le persone di sesso diverso. Quest’ultimo aspetto è assai rilevante perché interrompe la tradizione per cui, costantemente, e solo per le persone omosessuali, si immaginano altri istituti giuridici, veri e propri surrogati del matrimonio, per non dire "matrimoni di serie b". I primi due pilastri, poi, rappresentano una vera e propria rivoluzione: accanto al matrimonio civile e a quello concordatario, si individua una terza forma di unione fra due persone che decidono di percorrere insieme un tratto di strada della loro vita.

Mi sembra si tratti del più ampio e coraggioso tentativo di conformare l’ordinamento giuridico italiano alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa tese ad abolire tute le discriminazioni basate sul sesso o sull’orientamento sessuale.

Si tratta di "neutralizzare" l’ordinamento giuridico rispetto al dato sessuale. Peraltro, va tenuto presente che questa proposta di legge si accompagna a quella relativa alle adozioni, che non solo sburocratizza le relative procedure, ma apre le adozioni alle persone singole e alle coppie non sposate, etero ed omo. Ora, noi ci troviamo in un sistema giuridico e di welfare tutto centrato sulla nozione tradizionale di famiglia, cioè di famiglia eterosessuale volta alla procreazione.

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Ecco, io credo che dobbiamo muovere dei passi verso un sistema basato sull’individuo, al quale deve essere assicurata la possibilità di accedere ai più diversi istituti giuridici a prescindere per un verso dal suo sesso, e per altro verso dai suoi orientamenti, dalla sua identità e dalle sue preferenze sessuali. Occorre, in altre parole, "neutralizzare" l’ordinamento rispetto al dato sessuale, privando la sessualità della rilevanza che attualmente ha dal punto di vista giuridico.

Ma in un paese notoriamente restìo a grandi sconvolgimenti sociali, e ancora vincolato dalla pressante presenza del Vaticano, come pensi si possa raccogliere consensi intorno alla proposta?

La mia impressione è che il peso del Vaticano sul piano elettorale, e anche su quello delle coscienze dei credenti, sia spesso sopravvalutato. Si pensi ai "papa boys" del Giubileo: candidamente – e giustamente, aggiungo! – dichiaravano di fare l’amore, di usare il preservativo, di non aver il tabù delle droghe leggere…La verità è che la morale sessuale proposta dalla Chiesa non convince neanche i fedeli, nel concreto delle loro esistenze. I referendum sul divorzio e sull’aborto, per fare un paio di esempi, sono stati vinti con maggioranze amplissime, che includevano anche larghissime fasce di voto cattolico. Il problema è politico: sia a destra che a sinistra si è scelta la strada della genuflessione a Ruini, e non quella del dialogo con il 100% del paese.

E all’interno del Parlamento, credete esista la possibilità di creare un sostegno trasversale rispetto agli schieramenti politici, considerando che presumibilmente le formazioni di centro-sinistra che hanno presentato proposte sull’argomento punteranno a incassare una vittoria?

Mah, questa sinistra ha avuto cinque anni per governare, e ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano. Si tenga presente che, in tre anni, la cattolicissima Spagna di Aznar ha riconosciuto le coppie di fatto, ha legalizzato la pillola del giorno dopo, e ha fatto esperimenti di distribuzione controllata di eroina… Questa destra, poi, deve scegliere, sui temi delle libertà civili, se avere la leadership talebana di Buttiglione e di Sirchia, o se invece dare fiducia alla parte maggioritaria dei suoi elettori che -esattamente come avviene per gli elettori di sinistra- è pronta, credo, a fare passi avanti decisivi.

Quali sono le azioni che programmate per informare e raccogliere adesioni intorno alla proposta tra le forze sociali?

Io spero che le organizzazioni legate alla realtà omosessuale ci diano e si diano una mano. Usciamo dalla contesa destra/sinistra, usciamo dalla "logica di minoranza", usciamo dalla logica della "rappresentanza sindacale". Dal 21 settembre, rivolgiamoci al 100% dei cittadini, raccogliamo di slancio le 50mila firme, e poi prepariamoci a incalzare il 100% dei parlamentari, per chiedere che le proposte siano messe all’ordine del giorno con urgenza… Questo quinquennio di riforme mancate dovrebbe aver insegnato a tutti che, per vincere, occorre la capacità radicale di lotta. Chi ci sta?

In seconda pagina il testo della proposta di legge.Proposta di legge di iniziativa popolare: "Istituzione del Registro delle unioni civili di coppie dello stesso sesso o di sesso diverso. Possibilità per le persone dello stesso sesso di accedere all’istituto del matrimonio"

I sottoscritti cittadini italiani presentano – ai sensi dell’art. 71, comma secondo della Costituzione ed in applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modificazioni – la seguente proposta di legge:

ARTICOLI

Art. 1 – Istituzione del Registro delle unioni civili.

È istituito presso ogni Comune un Registro delle unioni civili, nel quale persone dello stesso sesso o di sesso diverso possono liberamente depositare un contratto con cui definiscono profili della loro vita in comune.

Art. 2 – Aspetti successori e previdenziali del rapporto di unione civile.

Per ciò che riguarda le successioni, la previdenza ed ogni altro aspetto del rapporto, le parti possono attribuirsi reciprocamente posizioni equivalenti a quella che la legge riconosce al coniuge.

Art. 3 – Matrimonio delle persone dello stesso sesso.

Le persone dello stesso sesso possono accedere all’istituto del matrimonio con gli stessi diritti e doveri delle persone di sesso diverso.

Art. 4 – Disposizioni applicabili.

Le norme civili, penali, amministrative, processuali e fiscali, ivi compreso l’accesso all’istituto dell’adozione e dell’affidamento, che riguardano il matrimonio, come pure quelle sulla sua celebrazione, scioglimento – in particolare la legge 1/2/1970, n.898, disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio -, nonché i rapporti fra le parti contraenti e le loro vicende, anche in materia di successione, si applicano indistintamente al matrimonio contratto da due persone di sesso uguale o diverso, senza discriminazione, incluse le eventuali future modifiche che dovessero essere apportate a tali disposizioni.

Art 5 – Modifiche al Codice Civile.

Il Codice civile é modificato come segue:

a) all’art 107, 1° paragrafo sono abrogate le parole: "la dichiarazione che esse si vogliono prendere rispettivamente in marito e moglie" e sostituite con le parole: "la dichiarazione che esse si vogliono unire in matrimonio".

b) All’art. 108, 1° paragrafo sono abrogate le parole: "La dichiarazione degli sposi di prendersi rispettivamente in marito e moglie" e sostituite dalle parole: "La dichiarazione degli sposi di unirsi in matrimonio".

c) All’articolo 143, 1° paragrafo sono abrogate le parole: "il marito e la moglie" e sono sostituite dalle parole: "i coniugi".

Art 6 – Cognome.

Le parti contraenti mantengono ciascuna il proprio cognome, salvo che, all’atto della celebrazione del matrimonio, stabiliscano che una delle due parti, o entrambe, aggiungano al cognome dell’una quello dell’altra. In tal caso si osservano in quanto applicabili gli artt. 143 bis e 156 bis del Codice civile e l’art. 5 comma 2 della Legge 1° dicembre 1970 n. 898

Art. 7 – Discriminazioni legate all’orientamento sessuale.

Le discriminazioni legate all’orientamento sessuale sono proibite dall’ordinamento italiano alla stessa stregua di quelle legate al sesso, alla razza, alla lingua, alla religione, alle opinioni politiche, alle condizioni personali e sociali.

Art. 8 – Coordinamento tra ordinamento giuridico e presente legge.

Il Governo é delegato ad emanare entro e non oltre 9 mesi dall’approvazione della presente legge uno o più decreti legislativi al fine di coordinare le norme preesistenti dell’ordinamento giuridico ai principi e alle disposizioni contenute nella presente legge, con particolare riferimento:

a) Alle norme sullo stato civile;

b) Alle norme sul matrimonio tra coniugi di cui uno o entrambi siano di nazionalità non italiana

c) Al riconoscimento degli effetti giuridici di norme di paesi stranieri che hanno legalizzato o regolamentato il matrimonio o le unioni tra persone dello stesso sesso;

d) Alle norme sull’adozione e l’affidamento;

e) Alle norme sulle successioni al fine di garantire i diritti di eventuali figli naturali, legittimi, riconosciuti e adottati in matrimoni precedenti o successivi da ciascuno dei coniugi del matrimonio tra persone dello stesso sesso;

f) Alle norme sulla prevenzione e repressione delle discriminazioni legate al sesso, alla razza, alla lingua, alla religione, alle opinioni politiche, alle condizioni personali e sociali.

Art 9 – Iniziative internazionali.

Il Governo italiano é delegato ad adottare:

a) tutte le iniziative necessarie presso gli organi dell’Unione europea affinché la normativa comunitaria e la normativa di tutti i paesi dell’Unione prevedano la legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso e il riconoscimento dei diritti e dei doveri connessi, ed in particolare il mutuo riconoscimento di tali unioni al fine di garantire l’attuazione piena della libera circolazione delle persone sul territorio dell’Unione;

b) tutte le iniziative necessarie presso le organizzazioni o consessi internazionali, come pure nello svolgimento delle relazioni bilaterali o multilaterali, affinché cessino le eventuali discriminazioni legate all’orientamento sessuale, ivi compreso il non riconoscimento delle unioni delle persone dello stesso sesso.

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