Tutti contro il Governo.
Dopo l’incredibile decisione di abolire dalla carta d’identità la dicitura “genitore” per tornare ai più tradizionali “padre” e “madre”, la comunità LGBT si è ricompattata contro l’esecutivo Conte. Un provvedimento firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, della Pubblica amministrazione Giulia Buongiorno e dell’Economia e delle finanze Giovanni Tria, con Famiglie Arcobaleno che ha già annunciato ricorso al Tar e la Regione Piemonte, insieme alla città di Torino, in prima linea nel contrastare simile decisione.
Come ho sempre detto penso che questo sia un passo indietro rispetto ai tanti in avanti che sono stati fatti in questi anni a Torino in tema di Diritti. Stiamo cercando di capire quali siano i margini a disposizione per intervenire.
Questo il tweet pubblicato dalla sindaca di Torino Chiara Appendino, con Marco Giusta, assessore comunale ai Diritti e alle Famiglie, ancor più duro: “Un provvedimento fuori dalla realtà. Il Comune di Torino, come ha già dimostrato in passato, resta schierato a fianco delle famiglie omogenitoriali. Stiamo approfondendo con gli uffici le risultanze del decreto, e ci stiamo coordinando sia con Anci che con l’associazione nazionale Famiglie Arcobaleno che sta studiando il ricorso. Sicuramente questo non ci fermerà nella strada della registrazione dei figli e delle figlie delle coppie gay e lesbiche, a cui questo decreto non regala un nuovo genitore ma ne sottrae uno”.
Ad attaccare il provvedimento anche la regione Piemonte, a guida Pd con Sergio Chiamparino, che ha rivelato di voler pagare le spese legali a chi si sentirà leso dal provvedimento. Ad annunciarlo dalle pagine de LaRepubblica Monica Cerutti, assessora alle Pari opportunità: “Secondo noi il decreto è discriminatorio, ricordiamo a tutti i piemontesi che se si riterranno lesi da questo atto potranno fare richiesta d’accesso al nostro fondo regionale anti-discriminazioni, a sostegno delle spese legali per far valere i propri diritti. Offriamo la stessa opportunità alle amministrazioni comunali che hanno competenza sull’anagrafe”. Tutti, ma proprio tutti, sono invitati “a far valere i propri diritti contro ciò che è stato deciso dal governo Lega e 5Stelle che segna un passo indietro e rende difficile la vita alle famiglie omogenitoriali”.
Mentre il ministro Fontana ha abolito il sostegno per le baby sitter e per le donne che intendono tornare a lavorare dopo il parto così come ha eliminato i sostegni all’asilo nido, il Governo ha volutamente alzato un polverone ideologico contro le famiglie arcobaleno per tacere quanto fatto alle tanto amate famiglie ‘tradizionali’. Vincenzo Spadafora, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità, non ha ancora pubblicamente affrontato l’argomento.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.