Caso Varani: per gli inquirenti il caso non è ancora chiuso

Ancora alla ricerca del movente, mentre sono passati al setaccio gli smartphone dei due

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Non è ancora chiaro il movente che ha portato il 23enne romano Luca Varani a diventare oggetto della furia omicida di quei 2 ragazzi che l’avevano adescato proponendogli 150 euro ed un festino a base di alcol e droga. Gli inquirenti continuano ad interrogare i due presunti assassini, che in queste ore preferiscono scaricarsi vicendevolmente le colpe di un atto tanto orripilante quanto inspiegabile. Mentre Marco Prato, secondo Il Corriere della Sera, sostiene: “Manuel era impazzito, ne ero infatuato e l’ho assecondato”, Foffo dal canto suo controbatte gettando ulteriori ombre sul complice: “Mi sentivo minacciato da lui. Sul suo telefono mi ha mostrato video di donne stuprate e bambini nudi“.

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Al setaccio gli smartphone dei due

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Al setaccio sono in questi giorni gli smartphone dei due, le fotografie ed i video in questi contenuti (ma anche quelli cancellati e forse recuperabili), le applicazioni installate (a partire da Grindr, dove Marc si faceva chiamare “Il Vizietto“). Le identità virtuali dei due sono analizzate, con qualche problema in più per Manuel Foffo che pare non avere nessun profilo sui social network (ma richieste in tal senso sono già partite alla volta degli Stati Uniti, perchè tutto potrebbe essere stato cancellato nelle ore trascorse tra la confessione al padre e il primo colloquio coi carabinieri, magari dietro suggerimento degli abili avvocati ingaggiati). Vengono passate al setaccio anche le telefonate fatte, ed in particolare le 5 chiamate effettuate a Luca Varani per convinverlo a venire – elemento su cui si stanno in queste ore concentrando gli investigatori -. Che le due personalità fossero disturbate è evidente: è Cristiano, un nostro lettore romano, ad esempio, a fornirci una chat tra lui e Marc di un mese fa (nella foto). “La cosa che mi meravigliò – ci racconta – dopo l’invito per la sua serata aperitivo e il mio declino, fu la sua risposta se potessi prendermi ‘cura di un egocentrico narciso‘”. La cosa mi fece curiosità ed un po’ stupore: riconoscere con uno sconosciuto i propri difetti e manifestarli non è da tutti. Mi sembrò quasi una richiesta di ‘aiuto’, o comunque di una persona che cercava un affetto. Non ho modo per dire altro, ma una persona che scrive così potrebbe essere veramente sotto droga ‘manipolata’ da altri”. L’invito, come sempre, per chiunque abbia qualcosa da raccontare, è di scrivere a redazione@gay.it.

Foffo choc: “Odio mio padre. Avrei voluto uccidere lui”

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E’ anche arrivato un ulteriore chiarimento rispetto al presunto movente che avrebbe spinto Foffo ad uccidere Varani. Manuel Foffo, del resto, fa di tutto per non apparire omosessuale perché, a quanto pare, la sua repressione è tale che ai suoi occhi essere omosessuale sembra peggiore che essere un omicida. In questa sua ansia spasmodica di dimostrare che non è gay, pur di distogliere l’attenzione da un eventuale movente sessuale, ha tirato fuori il rapporto col padre per rispondere alle accuse di Marc e tentare di dare una giustificazione – allucinante e non si sa quanto credibile, al momento – del suo folle gesto. Quel padre che – criticatissimo da tutti – è andato da Bruno Vespa a Porta a Porta per difendere quello che ha definito suo “figlio modello“. “Il momento in cui ho perso il controllo di me stesso — ha dichiarato il 28enne — credo sia quando tra me e Marc è uscito l’argomento di mio padre. Io e Marc abbiamo iniziato a parlare a lungo di mio padre e questa cosa mi ha fatto “venire il veleno”, avevo una forte rabbia interiore. Questo dialogo è durato fino alle 2.30 di giovedì. Erano davvero sinceri e lui mi guardava con uno sguardo criminale”. “A 18 anni – ha dichiarato Foffo agli inquirenti – ha regalato a un altro il mio motorino che ho amato tanto. Poi volevo una Yaris, ma lui mi diceva che era poco resistente. Ho un forte risentimento verso di lui perché entrambi vogliamo avere ragione”. Manuel cita anche il fatto che il padre gli preferisca il fratello nella gestione del ristorante di famiglia ed è il fratello proprio l’unico ad essere salvato nel resoconto di un risentimento nei confronti della famiglia che investe anche la madre, accusata di avere “problemi pischiatrici”. “Mi spiace per lui, ha una carriera davanti, adesso tutti lo ricorderanno per questo. Io mi sento un incompreso“, così ha detto agli inquirenti.

Le ultime ore di vita di Luca Varani

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Lascia poi sbigottiti il racconto degli ultimi momenti di vita di Luca Varani nella periferia di Roma inizialmente per vedere “l’effetto che fa ma che, stando all’ultima versione data da Foffo al pm Francesco Scavo, sarebbe stato il capro espiatorio di un odio ben più grande, nutrito da Manuel nei confronti del papà Valter. Vittima per caso Luca Varani dunque, vittima perché in quel maledetto appartamento è arrivato nel momento sbagliato: dopo quell’Alex Tiburtina, pugile non professionista, che sarebbe stato nella casa dell’orrore il venerdì mattina presto fino alle 5 e che avrebbe fatto sesso con entrambi. Fa ancora più orrore pensare che l’agonia di Luca sia stata lenta e dolorosa così come l’ha raccontata nell’ultimo interrogatorio Marc Prato ma anche come emerge dall’autopsia: “Luca non moriva. Riusciva a riprendersi ogni volta“, tanto che ad un certo punto cerca di strozzarlo con un cavo della luce “per cercare di alleviare le sue sofferenze”, però prova a difendersi e nel farlo fa anche cadere Prato: è per questo che alle 25 coltellate inferte fino a quel momento si aggiungono le 5 martellate operate da Foffo. Risulta tutto nell’autopsia: dall’esame dei medici legali emerge chiaramente che il giovane è morto per le sevizie subite e non per un colpo in particolare, dal momento che il coltello ha trafitto il polmone e non il cuore. Un delitto questo, che nonostante le tante spiegazioni continua a far accapponare la pelle.

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