CE LO SIAMO MERITATI

Un parere duro contro la decisione dell'Unione di non inserire i Pacs nel programma: "è in atto un tentativo di liquidare la presenza dei gay in Parlamento. Il movimento si mobiliti".

CE LO SIAMO MERITATI - controvs unione vs gay - Gay.it
5 min. di lettura

Sono ancora rintronato dalla suicida decisione dell’Unione di non inserire i Pacs nel proprio programma, e sono anche convinto che la risposta dei gay non si farà attendere, vista la straordinaria incazzatura che riscontro in qualunque persona omosessuale io senta in queste ore. Spero che i giorni che ci separano dal 24 vedranno una mobilitazione tale da fare cambiare idea alle teste di c…, ehm, di pietra, dei nostri leader di partito.

Nell’attesa, mi chiedo anch’io come abbiamo fatto ad arrivare a questa catastrofe per il movimento lgbt. Con un tratto di penna è stato delegittimato il lavoro di dieci anni di Arcigay, nonché la sua strategia “gradualista” (è stato dimostrato dai fatti che essa non porta da nessuna parte) e il ruolo di un’intera classe dirigente lesbica e gay, esposta al ludibrio come inutile e incapace di contare più di zero nelle scelte politiche dei partiti di riferimento.
Non basta: il “Corriere della Sera”, quotidiano vicino alla componente di centro del centrosinistra, ha scatenato un attacco ad personam contro la ricandidatura di Franco Grillini (sfrattato dal suo collegio in Emilia per far posto a qualcuno da “blindare”) in Lombardia, regione che a dire dell’articolista avrebbe tanti validi candidati senza bisogno di vederseli “catapultati” da fuori.
Questa carognata, a cui i Ds lombardi han dovuto replicare dicendo di aver richiesto loro la candidatura di Grillini, è palesemente parte di un progetto più ampio, che mira non solo a impedire la concessione dei Pacs, ma addirittura a liquidare la presenza di rappresentanti del movimento lgbt in Parlamento, e dimostra una strategia, forse fanatica, ma certamente studiata nei dettagli.

Noi gay ci siamo lasciati giocare. E quando dico “noi”, includo anche il sottoscritto, che per tanti anni (almeno dieci), se n’è stato bravo bravo nella convinzione che fosse saggio evitare di prendere di petto la Chiesa e fosse meglio lasciare tempo al Paese per maturare gradualmente.
Non posso quindi dire di non essermi meritato la delusione. Questa sconfitta è figlia anche mia.
Ho voluto fingere di non sapere che l’attacco ai diritti delle persone omosessuali è uno dei due o tre temi-simbolo che la Chiesa ha scelto per darsi un’immagine e un’identità nel XXI secolo, e ai quali non può quindi rinunciare.
Ho sperato non fosse necessario lo scontro frontale, fingendo di non vedere che la Chiesa questo scontro lo vuole, perché identifica le persone lgbt come una popolazione debole, poco coesa, ma al tempo stesso altamente visibile e simbolica della Modernità che la Chiesa combatte: una preda facile da schiacciare con una vittoria clamorosa.
I gay sono stati presi di mira in quanto anello più debole dell’universo simbolico del mondo laico e dei diritti dell’Uomo (che la Chiesa non ha mai sottoscritto). Umberto Bossi lo ha affermato esplicitamente qualche giorno fa: se la destra vuole vincere, deve concentrarsi sulla persecuzione degli omosessuali e degli immigrati, e Berlusconi sbaglia a non farlo. Più onesto di così…

Se ci fosse stato di mezzo solo la questione dei Pacs (sulla quale ora – e per ora – il programma dell’Unione riporta, parola per parola, la esatta proposta che il cardinal Ruini avanzò qualche mese fa!) potremmo cavarcela dicendo che i cattolici hanno uomini politici e negoziatori meno incapaci dei nostri Fassini e Dalemi e Bertinotti, tuttavia il tentativo di eliminare dalla scena politica Grillini mostra che qui c’è un piano molto più vasto, e che non è possibile ridurre tutto alla capacità di negoziazione dei cattolici.
I gay sono nel mirino in quanto minoranza simbolica del valore laicista della tolleranza (ed ogni volta che il papa condanna il “relativismo” del mondo moderno, ricordate quale sia l’opposto del “relativismo”, ciò che lui difende: l’assolutismo!).

Stabilito perché la Chiesa ha nel mirino i gay, resta da capire perché pensi che siano una preda facile, per lo meno in Italia.
La risposta è semplice: ma perché ha ragione: lo sono. Lo siamo.
Questa sconfitta stessa ce la siamo in effetti meritata, a causa dei ritardi culturali e politici della comunità omosessuale italiana.
A iniziare dal fatto al centro del dibattito: i Pacs.

Ora, non è mia intenzione iniziare qui polemiche (più tardi, invece, sì, ed anche molte). Ma per il senso del discorso non posso evitare più a lungo di ricordare come la posizione di Ruini contro il Pacs si possa ritrovare, identica, anche in numerosissime prese di posizione di vari gruppi lgbt.
Siamo contro l’istituzionalizzazione della relazione, la relazione gay deve restare un momento di libertà al di fuori delle leggi“. Riconoscete questa posizione? Che è stata un tempo di due celebri gruppi romani (uno dei quali l’ha peraltro ribadita di recente per mezzo della sua portavoce) e di una galassia di gruppetti gay dell’area cosiddetta antagonista? Come possiamo rimproverare Ruini e Rutelli, se poi i primi a pensarla in questo modo sono fette consistenti del movimento gay, che non hanno mai fatto chiarezza su cosa significhi la relazione di coppia per le persone omosessuali che proclamano di rappresentare? (E qui i compagni antagonisti non sono certo soli: che dire di giornalisti “di sinistra” come Ida Dominjanni, che queste cose le ha sostenute sul “Manifesto”, affiancata da varie sacerdotesse del femminismo omofobo?).

E sul versante opposto? Come potrebbe Ruini fare quel che fa senza la complicità pluridecennale dei gruppi di cattolici gay? Gruppi che non hanno mai mosso un dito per contestare le basi teologiche del discorso tradizionale, limitandosi a celebrare in segreto Messe gay nelle loro catacombe, e a organizzare tante gite e scampagnate? Dove sono loro, quando si parla di religione?

E i gay di destra? Sempre pronti a giustificare qualunque schifezza, qualunque trattamento da “culattone” dei loro rappresentanti. Dov’è in Italia – a parte un Enrico Oliari, a cui riconosco di avere da tempo questa posizione – un Andrew Sullivan che dice che essendo di destra lui è per la difesa dell’istituzione del matrimonio, e quindi anche per i gay matrimonio deve essere, e non Pacs?

E per finire, loro: le coppie.
Perché è ridicolo che in Italia la sola parte assente nel dibattito sui matrimoni lgbt, o come cavolo volete chiamarli (a questo punto i Pacs sono ormai una proposta morta e sepolta, amen), siano proprio i/le diretti/e interessati/e. Una cosa che sarebbe ridicola in qualsiasi Paese che non fosse il nostro.
Nel quale consideriamo normale, logico, ovvio, che le persone omosessuali vivano nascoste, da “velate”, per tutta la loro vita.
Salvo poi lamentarsi se la società non è pronta a riconoscere i diritti di coloro che nessuno vede e nessuno conosce, al punto che le loro richieste che paiono più capricci a favore dei pinguini di Napoli che un’esigenza sociale di milioni di persone.

Abbiamo sbagliato anche noi, insomma. Una sconfitta non è mai solo merito delle mosse azzeccate del nemico, ma anche figlia degli errori nostri.

Per fortuna, domani è un altro giorno. Non ho infatti mai, in trent’ani di militanza gaya, visto le persone omosessuali tanto incazzate.
Abbiamo ancora dieci giorni prima della consegna della liste, il 24. Possiamo ancora obbligare l’Unione a ripensarci…

I prossimi giorni saranno di fuoco, e invito chiunque non abbia deciso di giurare a Ruini eterna castità e possibilmente eterosessualità, di farsi sentire e vedere il più possibile, scrivendo e telefonando ai giornali e ai partiti, inondando di proteste e richieste di protestare coi parititi i blog e le mailing lists e qualunque altro mezzo usabile.
Abbiamo sbagliato, ma lo schiaffo subito ci ha mostrato che non possiamo continuare nel nostro torpore, e molti di noi si sono risvegliati di colpo.

O l’Unione si ricorda di noi ora, o avrà modo di scoprire troppo tardi, dopo le elezioni, di avere sbagliato strategia. Perché in Italia comanda Ruini e non noi, tuttavia i voti per andare in Parlamento li devono ricevere da noi: Ruini da solo non basta.
Provare per credere.

Leggi anche: CHI HA PAURA DEI PACS? di Alessio De Giorgi.

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di Giovanni Dall’Orto

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