CIRCOLI CONTRO IL PRIDE?

Indagine: molti circoli non saranno a Milano. Perché?

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4 min. di lettura

Che cosa succede al movimento gay e lesbico italiano? Da più parti sorge la sensazione che per il Gay Pride di Milano sia mancata la mobilitazione euforica che c’è stata per il World Pride dell’anno scorso a Roma. E vengono fuori le prime divisioni, i litigi online, i tentativi di strumentalizzazione più o meno velati da parte di alcune parti politiche.
Eppure sembra chiaro, come ha detto Paolo Ferigo, portavoce del comitato Arcobaleno organizzatore della manifestazione milanese, che “se ci siamo, potremo dire “noi, anche” se non ci siamo sarà un fallimento anche per il Pride dell’anno scorso, perché anche quello non sarà servito a nulla”. Una mobilitazione episodica, è chiaro, per quanto sia un chiaro atto di visibilità e può portare a grossi benefici, rimane senza frutto se non è seguita da un costante impegno.
Eppure, se provate a fare un giro di telefonate nei vari circoli gay in Italia, sentirete molti che vi diranno che non hanno organizzato nessuna partecipazione al Pride di Milano: “qualche socio andrà per conto suo, ma non abbiamo previsto una partecipazione ufficiale del circolo” è la risposta che più comunemente vi sentirete dare. Noi abbiamo fatto l’esperimento con una decina di circoli, e questo è stato il risultato. In sintesi, sembra che solo 3 pullman siano in partenza per Milano.
Partiamo dal più grande circolo italiano, quel Mario Mieli che l’anno scorso ha organizzato il World Pride e che quest’anno organizza la manifestazione internazionale del 7 luglio. Ci ha molto sorpreso scoprire che a Roma (sottolineo a Roma) non si sia raggiunto il numero per poter organizzare un pullman che porti la gente fino a Milano. Così, i volenterosi, potranno unirsi alla comitiva del Mario Mieli che prenderà il treno per recarsi alla manifestazione. Il circolo, infatti, comunque ci sarà.
Da Napoli la risposta è ancora più confusa. La ragazza che ci ha risposto al telefono non ne sapeva nulla: “prova a chiamare venerdì dopo le 5” ci ha detto. Ma quando le abbiamo fatto notare che la partenza sarebbe dovuta avvenire la mattina di sabato molto presto, ha riconosciuto che non c’era molto tempo: “Allora se non si sa nulla evidentemente non è stato organizzato nulla. Noi ragazze sicuramente non ci andiamo, se vuoi sentire i ragazzi, prova a chiamare più tardi”. Alla faccia dell’integrazione. Siamo tenaci, però. E sul sito del Pride di Milano apprendiamo che c’è un pullman e un numero di telefono cui chiamare. Chiamata vana, però, perché purtroppo i ragazzi napoletani non sono riusciti a raggiungere un numero sufficiente.
Non ovunque, fortunatamente, è così. Da Siena partirà un pullman che farà sosta anche a Pisa e Firenze, organizzato dall’Arcigay di Siena e Pisa. Questo il motivo per cui Azione Gay e Lesbica di Firenze rimanda proprio all’Arcigay di Pisa chiunque, come noi, chiami per avere informazioni su eventuali autobus per il Pride. Il circolo fiorentino, infatti, afferma che a Milano non ci andrà: “Abbiamo organizzato la manifestazione di Verona” è la motivazione che danno.
Anche il circolo Maurice di Torino ha preferito partecipare in prima linea al Pride veronese, e lasciare all’iniziativa dei singoli l’adesione a quello di Milano. Il motivo? “Verona era più lontana – dicono – così abbiamo deciso di organizzare il pullman per quella manifestazione”. Uno striscione del circolo, però, sarà visibile, a quanto pare, anche a Milano. Stesso discorso per il Mos di Sassari, che ha dato maggiore importanza alla valenza politica che aveva la manifestazione veronese, in conseguenza delle aggressioni subite da alcuni attivisti gay ad opera di neo-fascisti.
Impossibile raggiungere i recapiti telefonici di altri circoli come l’Arcigay di Venezia, che pure ha un numero cellulare, ma sempre irraggiungibile, o quello di Udine, oppure il circolo di Savona, che risponde che riprenderà le attività a settembre.
Per concludere qualche buona notizia: dal Caleido di Ancona, dopo che negli anni scorsi non sono mai riusciti a raggiungere il numero per organizzare dei pullman, non si scoraggiano e fissano un appuntamento in stazione alle 8.40 del mattino per prendere un treno (“il più economico per permettere a tutti di partecipare”) che scaricherà l’allegra e gaya compagnia a Milano alle 14. Anche da Bologna, naturalmente, partirà un pullman, come è annunciato anche nel sito internet del Cassero, mentre da Modena e da Reggio Emilia c’è un pullman, ormai tutto esaurito.
Insomma, una situazione non molto entusiasmante, anche se non mancano le notizie buone.
Ma è da un punto di vista politico che la situazione pare ancora più ingarbugliata. Nei giorni scorsi, il GLO – il gruppo che raccoglie i gay e le lesbiche dentro Rifondazione Comunista – ed Arcilesbica hanno reso pubblico un documento politico per il Pride in cui si scatenavano contro la politica di lobby, attaccando implicitamente non solo Gaylib, l’associazione gay liberaldemocratici, ma anche, e soprattutto, Arcigay nazionale. Nessuna reazione da Bologna, mentre Marco Volante, vicepresidente di GayLib e portavoce di Arcobaleno, ha duramente risposto al documento, accusando Arcilesbica ed il GLO di voler strumentalizzare politicamente il Pride che dovrebbe essere – secondo Volante – “una manifestazione di tutti e di tutte”.
E’ di oggi invece il documento di non-adesione al pride da parte del gruppo separatista lesbico Immaginaria di Bologna. Dice il documento: “Come lesbiche e come femministe non tolleriamo di condividere una manifestazione in cui si mischiano anche lobbies omosessuali di stampo liberalfascista come Gay.lib all’interno di Arcobaleno, preoccupate solo di conseguire potere economico e benessere alla faccia di tutte le lotte finora condotte da gruppi e associazioni lesbiche e gay per una società degli uguali diritti di tutte e di tutti, contro lo sfruttamento delle donne e ogni tipo di discriminazione.” Possiamo tutti immaginare quali e quante reazioni scatenerà questo documento. E la prima reazione è di Paolo Ferigo, che si dice dispiaciuto “che alcune situazioni non abbiano sentito l’esigenza di partecipare a una manifestazione che è anche loro. Sono comunque convinto che, se l’associazionismo non si mobilita, ci sarà partecipazione da parte di coloro che non fanno capo all’associazionismo”.
In relazione al comunicato di Visibilia, Ferigo dice: “Voler dividere anche all’interno di un Pride mi pare fuori luogo. Posso capire che ci siano punti di vista diversi nei modi di lottare. Ma il Pride è di tutti e tutti possono e devono partecipare, per ottenere quegli scopi che sono comuni a tutti. Cambiano i metodi di lotta. Ma il Pride si è finora rivelato l’unico metodo capace di unire tutti nella lotta. Questo sembra che in Italia non sia ancora successo.”
E il Pride? L’unica speranza è che i gay e le lesbiche singoli siano così intraprendenti ed intelligenti da montare in macchina alla volta di Milano, altrimenti l’obiettivo di 30.000 presenze auspicato dagli organizzatori resterebbe purtroppo un miraggio.

di Christian Panicucci

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