Le 2 città che per la prima volta hanno celebrato un gay pride

Sono Kathmandu e Skopje, la prima in Nepal e la seconda in Macedonia del Nord. Un modo, il loro, per ottenere una maggiore visibilità e avviare una lotta per i diritti civili.

gay pride
2 min. di lettura

Il 50esimo anniversario dei Moti di Stonewall hanno spinto diverse città a organizzare un primo gay pride, anche in Paesi dove l’omosessualità non è ben vista o non ha diritti, nonostante non sia vietata per legge. In particolare, sono due le città che quest’anno hanno deciso di scendere in piazza e marciare orgogliosi di essere omosessuali. E per avere finalmente pari diritti.

Sono le città di Skopje, nella Macedonia del Nord, e Kathmandu, in Nepal. In realtà, quest’ultima organizza una sorta di pride fin dal 2002, ma solamente quest’anno la parata è avvenuta durante il Pride Month, per la prima volta nella storia del Paese. Stessa cosa per la Macedonia del Nord, ma a differenza del Nepal la comunità LGBT+ non gode praticamente di nessun diritto. Anche qui non è illegale, ma l’unico diritto di cui godono le persone omosessuali è quello di poter entrare nell’esercito. Anche le leggi anti-discriminazioni sul posto di lavoro, solitamente una protezione presente in tutte le costituzioni, nella Macedonia del Nord non è prevista. 

Kathmandu e Skopje: per la prima hanno il loro gay pride

A Kathmandu, capitale del Nepal, una marcia molto simile al gay pride si celebra tra agosto e settembre, ogni anno dal 2002, in occasione di una grande festa nazionale, chiamata Gaijatra. Riconducibile al nostro 1 novembre (festa dei defunti), questa festa ricorda tutte le persone defunte nell’arco dell’anno, e solitamente chi vi partecipa si veste con abiti e trucchi stravaganti. Gli attivisti di Queer Youth Group (QYG) e di Queer Rights Collective hanno però deciso di dare molta più visibilità alla comunità LGBT+ del Nepal, organizzando una marcia a sé stante. La parata, organizzata sabato scorso, ha visto la presenza di centinaia di persone, in un clima di inclusività e festa. Una decisione necessaria questa, per richiedere diritti, come spiega l’attivista transgender e membro del QYG, Rukshana Kapali:

C’è sempre stata una romanticizzazione del Nepal come uno dei paesi più tolleranti in Asia; tuttavia, la realtà di base è molto diversa. Le leggi non sono effettivamente implementate, il che rende più difficile far parte della nostra comunità.

Difatti, unioni civili, matrimoni e adozioni sono vietate tra coppie dello stesso sesso, così come la possibilità di donar il sangue per gli uomini. Solo le leggi anti-discriminazioni e la possibilità di cambiare genere, il terzo genere e la possibilità di entrare nelle forze armate sono diritti riconosciuti.

A Skopje, la situazione non è molto diversa. Il pride organizzato quest’anno per la prima volta ha visto la presenza di centinaia di persone, protette da un cordone di Polizia che ha garantito lo svolgersi della parata senza problemi. Il gay pride ha comunque trovato il sostegno del presidente Stevo Pendarovski e del premier Zoran Zaev. Favorevoli anche vari ministri e politici. A sostenerlo, molte ambasciate e personaggi del mondo dell’arte e della cultura, oltre che semplici cittadini. Al pride di sabato 29 giugno erano presenti anche dei rappresentanti di associazioni LGBT+ della Grecia, Bulgaria, Serbia, Croazia, Gran Bretagna. Anche qui, però, era stata organizzata una contro manifestazione, da parte di sostenitori conservatori, a favore della famiglia tradizionale e religiosi. Nonostante il grande appoggio dalla società e dalla politica, al momento nessun diritto è riconosciuto alla comunità.

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