COPPIE GAY, BOBO CRAXI CONTRO STORACE

Il centrodestra si spacca sui gay. Grillini intervista il deputato socialista, che si schiera contro Storace e analizza perché l'Italia rischia di restare fanalino di coda europeo sui diritti civili.

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Siamo alla Camera, in aula durante le votazioni della Finanziaria, e approfittiamo della disponibilità di Bobo Craxi, schierato su posizioni laiche e libertarie anche per quanto riguarda i diritti civili degli omosessuali. A questo proposito, voglio ricordare un’iniziativa che facemmo assieme quindici anni fa in quel di Genova. All’ultimo Congresso, Bobo Craxi ha fatto esplicito riferimento ai diritti delle coppie, comprese le coppie omosessuali, in netta polemica con Storace. E prima di questa intervista, ha firmato la legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale.

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Perché hai ritenuto di fare questa polemica, che ovviamente noi condividiamo, e che è stata accolta dal congresso del partito Socialista?

Naturalmente colgo l’occasione per rinnovare la mia personale volontà e quella dei Socialisti, di promuovere su temi attinenti ai diritti civili in generale e ai diritti di tutti i cittadini una specifica particolare attenzione, perché penso che in questi ultimi dieci anni si sia affievolita la carica liberale e libertaria che ha contraddistinto tutti gli anni ’70 e parte degli anni ’80. Sul punto della questione della regione Lazio, ascoltai in televisione un’intervista di Francesco Storace che mi colpì, non solo per il tono inusuale con cui egli riaffermava la necessità che fosse imprescindibile nei legami di coppia applicare il diritto canonico e quindi che non vi potesse essere da parte dell’amministrazione pubblica, in questo caso la regione, la possibilità di distribuire risorse a finalità sociale se preventivamente queste coppie di fatto non fossero sposate secondo rito della Romana Chiesa. Qualche settimana fa leggevo delle pubblicazioni sulle coppie di fatto eterosessuali e omosessuali: consapevole che in Europa ci sono nazioni che riconoscono queste coppie, sarebbe imperdonabile che l’Italia anche in questo caso restasse il fanalino di coda nelle questione legate ai diritti civili.

A proposito di diritti civili, tutti i partiti socialisti europei, che aderiscono all’Internazionale Socialista, sono stati protagonisti, nelle loro esperienze di governo, di una straordinaria stagione legislativa in senso riformista. Penso per esempio a tutta l’area scandinava, dove per alcuni motivi storici potremmo addirittura ritenere scontata la questione, ma penso soprattutto al governo francese, all’esperienza di Jospin, penso ai socialisti portoghesi, che oltretutto sono guidati da Gutierrez che è un cattolico anti-abortista, che tuttavia sulla questione dei diritti degli omosessuali ha prodotto una legislazione che in Italia sembra ancora un’utopia. Secondo te come mai in Italia è così difficile parlare di questioni legate ai diritti civili e di costume? E come mai la sinistra tende a essere molto timida, per usare un eufemismo, su questo terreno?

La risposta è fin troppo ovvia. In Italia c’è la Chiesa, ci sono milioni di uomini e donne che sono cattoliche, e vi è di fondo anche una certa ipocrisia, che riguarda alcuni settori della vita civile e sociale del Paese. Uno fra questi è sicuramente il costume: cioè come uomini e donne convivono in una società libera quale la nostra, che pure tuttavia comprende in sé tutte le differenze, e le differenze, come si sa, portano anche alle disuguaglianze. Ciò che dobbiamo ottenere non è tanto il riconoscimento di un’uguaglianza che dovrebbe essere scontata, ma un passo in avanti in più di tipo riformista, e cioè consentire che queste disuguaglianze vengano tutelate nei loro diritti e soprattutto che vengano considerate quando le leggi e le istituzioni assumono degli oneri, di carattere economico in particolare.

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Si può contestualmente – io ne sono assolutamente convinto – decidere o pretendere, come fa Buttiglione, di promuovere un’agevolazione fiscale o addirittura un contributo, alle donne e ragazze che devono affrontare una maternità, e la cui decisione dipende spesso da questioni di carattere economico. Su questo nulla osta, anzi io ritengo che sia una misura da un certo punto di vista riformista. Ma si può altresì consentire che le coppie di fatto vengano non solo tutelate rispetto al loro rapporto con l’istituzione pubblica, ma anche non dico incentivate, ma sicuramente agevolate nel riconoscimento quando questo è necessario per, ad esempio, ottenere delle case alloggio, per entrare nelle graduatorie, e per poter esercitare tutto ciò che le famiglie cosiddette regolari fanno. Perché il riconoscimento è oramai esplicito, e conviene esplicitarlo, non con forme di protesta che sono apparse l’anno scorso come delle provocazioni. Naturalmente ben vengano le provocazioni del Gay Pride; sto dicendo che quello è il diapason della esasperazione: di fronte a un diritto non tutelato, a una minoranza non riconosciuta, è evidente che la minoranza promuove il proprio diritto e lo fa anche nelle forme più estreme, anche sotto forma di provocazione, come accadde in occasione del Giubileo romano. Veniamo alla questione della sinistra: c’è sinistra e sinistra, e non dobbiamo addentrarci nella polemica politica. Va da sé che l’esperienze scandinave, olandesi e, per certi versi, anche quelle francesi, sono sempre state contraddistinte da grandi battaglie di carattere liberale sul terreno dei diritti civili. Quando la contrapposizione con il mondo cattolico è stata, nei secoli, molto aspra, la parte laica ha perso e la parte cattolica ha prevalso; tuttavia in quei paesi il sentimento laico è rimasto molto profondo. In Italia ciò non è avvenuto, e in qualche modo questo è connaturato alla vicenda politica italiana: l’assenza di una forza, di un movimento o di un’area politica che ha nel proprio DNA la cultura laica, deprime i diritti liberali di tutti i cittadini. E’ un fatto culturale prima ancora che una battaglia di carattere politico. Come si rimuove questo dato inequivocabile? Chi combatte questa battaglia dentro la sinistra del centro-sinistra, fa bene a non sentirsi minoranza e fa bene a promuovere questo tipo di battaglie. Però osservate che il capo della coalizione del centro-sinistra è un ex-radicale che per diventare capo di una coalizione di centro si è dovuto riconvertire. Questo non fa ben presagire, non tanto perché io abbia malanimo per Rutelli, ma non fa ben sperare rispetto alla sensazione che si ha dei rapporti che alcuni politici della sinistra hanno nei confronti della Chiesa. So di esser stato lungo, ma questo mi serve anche a dire che non è un caso che due socialisti firmavano il concordato. Mussolini non lo era più, ma certo la sua radice non poteva non essere socialista, così come per mio padre Bettino. E però nel rapporto con la Chiesa, nei principi stipulati, fu scolpita una divisione di compiti, di competenze, e questo atteneva anche alle libertà, ai diritti, e alla possibilità che il mondo laico sopravvivesse e non fosse costretto a sacrificare le proprie prerogative a quelle della Chiesa cattolica.

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Se ritornasse un’altra stagione in cui il mondo laico si trasformasse in un movimento minoritario, io prevedo tempi cattivi. Il riformismo, di cui si parla spesso, si misura anche su questo tipo di nuove frontiere, che ahimè in altri paesi sembrano essere già superate da tempo.

In una situazione in cui il centro-destra appare assolutamente maggioritario, che possibilità hanno secondo te alcune battaglie di diventare trasversali e quindi maggioritarie anche all’interno del Parlamento?

Nel mio caso io ho partecipato con la Casa delle Libertà a queste elezioni, per ragioni politiche generali, ma anche perché all’interno della Casa delle Libertà pensavo che potesse essere tutelato non solo la mia identità politica, ma anche i diritti, i valori, i principi che sono care alle minoranze laiche e liberali, in altri tempi radicali del nostro paese. Ciò significa che la Casa delle Libertà dovrebbe, visto che nomen consequentia rerum, fare la Casa delle Libertà, e tutte le volte che viene soppresso quest’indirizzo, compete non solo all’opposizione, ma a coloro che sono laici, liberali, uomini liberi e dotati di un minimo spirito critico, alzarsi in piedi e difendere e promuovere nuove frontiere del diritto, nuove frontiere della laicità, nuove questioni. Perché evidentemente le minoranze anche in una società ricca e opulenta come la nostra, rischiano di essere minoranze ghettizzate, e questo non fa fare passi in avanti alla società, che ormai, essendo globale, deve tenere conto che altrove questioni come quelle appunto relative alla libertà di coppie e alle libertà sessuali, sono state superate da tempo. Noi non possiamo viverle come un’arretratezza ma, semmai, come una ricchezza.

di Franco Grillini

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