Tre anni di aggressioni, minacce e momenti di paura lo hanno convinto a denunciare il suo Paese alla Corte Europea di Strasburgo per i Diritti Umani: questa la storia di Ante Beus.
Ante lavora come contabile a Spalato, in Croazia: omosessuale e da tempo impegnato come attivista per la comunità LGBT, i suoi problemi – come raccontato al quotidiano nazionale Slobodna Dalmacija – sono iniziati nel 2013, dopo aver organizzato il Gay Pride a Spalato. Pochi giorni dopo l’uomo è stato inseguito da una quindicina di persone mentre camminava assieme ad un’altra partecipante vista alla manifestazione: “Siamo stati rincorsi per diverse centinaia di metri da un gruppo di scalmanati, urlavano che ci avrebbero uccisi. Quando siamo arrivati nel quartiere in cui abito siamo riusciti a seminarli e ci siamo nascosti a casa mia, chiamando la polizia”. Gli agenti sono arrivati, ma con fare sbrigativo hanno steso un verbale e se ne sono andati.
Dopo il sopralluogo degli agenti gli aggressori sono riusciti ad individuare l’indirizzo dell’uomo: nel giro di poco gli attacchi si sono moltiplicati e si sono verificati anche tentativi di intrusione nel suo alloggio. In un’altra occasione Ante e un suo amico sono stati aggrediti a calci e pugni da un gruppo in un bar: la polizia ha denunciato solo tre uomini, il tribunale ne ha condannato uno a qualche ora di lavoro socialmente utile. La Questura di Spalato, in seguito, ha diffuso un comunicato asserendo di aver “compiuto errori tattici nel corso degli interventi, che però non hanno impedito alla polizia di individuare i colpevoli delle aggressioni e di denunciarli”.
Nella denuncia presentata a Strasburgo contro la Croazia si rileva che negli episodi in questione sono stati violati diversi articoli della Convenzione europea sui diritti dell’uomo in fatto di indagini, processi, discriminazione sessuale e diritto alla vita privata e familiare. Ante Beus ha le idee chiare: “Non mi interessa alcun risarcimento, voglio solo che le forze dell’ordine comincino a svolgere il proprio lavoro in modo dignitoso e giusto. Voglio che nella società croata ci sia più tolleranza e meno violenza”.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.
Ho due amici che hanno smesso di andare in campeggio in Croazia neanche coi turisti sono civili. C'è molta omofobia sono molto cattolici intolleranti. Un collega è croato e mi ha detto che non tornerà più là.