"Fallo cadere a terra, guarda che ricchione". Così, in dieci contro uno, domenica notte hanno aggredito un ragazzo di 21 anni in pieno centro storico di Napoli mentre, da solo, rientrava a casa dopo una serata con gli amici. A riportare la testimonianza di Fabio (il nome è di fantasia) è l’edizione partenopea di Repubblica che racconta la brutale aggressione subita dal ragazzo.
Fabio aveva passato al serata in un locale di Mergellina e all’1.40 di notte stava percorrendo via dei Tribunali a piedi e da solo perché per via della ZTL i suoi amici non possono accompagnarlo in auto fino a sotto casa.
Mentre cammina siaccorge di una Smart nera ferma e con un ragazzo di circa 25 anni seduto al posto di guida. Al suo passaggio, il guidatore fa un cenno e da dietro una statua spuntano in cinque e circondano Fabio. Ma non sono soli: ci sono altri cinque ragazzi che guardano cosa accade da poco distante mentre uno del primo gruppo di aggressori strattona Fabio tirandogli il borsello che porta a tracolla. Fabio diventa un gioco e "se lo passano" di mano in mano, schiaffeggiandolo e colpendolo. Il ragazzo ha uno scatto e tira un calcio, si libera e corre via. Ma i suoi aggressori non sono sazi. Lo inseguono.
Fabio, però, è più veloce e li semina fino a raggiungere casa di un amico, in corso Umberto, dove rimane a dormire: uscire di nuovo per strada sarebbe troppo pericoloso. La mattina dopo, Fabio va in ospedale a farsi refertare e poi a sporgere denuncia alla polizia a cui precisa che vicino al luogo dell’aggressione c’è la telecamera di una tabaccheria che, forse, ha ripreso la scena. A seguire il caso c’è il circolo napoletano di Arcigay con il presidente Fabrizio Sorbara che fa sapere di avere segnalato il casdo all’Unar, l’ufficio nazionale contro le discriminazioni.
Parla di un "atto di grave di ferocia metropolitana" il consigliere della seconda municipalità con delega alle Pari Opportunità Pino de Stasio. "Manca una legge nazionale contro l’omofobia – continua de Stasio -. La ZTL determina anche l’impossibilità di accedere con sicurezza alla zona per gli studenti fuorisede".
Neanche 24 ore dopo sono due ragazzi torinesi a passare un brutto quarto d’ora, poco dopo l’aggressione di Villa Pamphili a Roma, a conferma che la violenza omofoba non conosce latitudine.
Lunedì sera Andrea Bosonetto e Michele Bincoletto stanno chiacchierando tranquillamente in via Maria Vottoria quando si vedono costretti a scappare da quattro ragazzi che corrono loro incontro e li inseguono minacciosi nonostante i due cambino strada parecchie volte. Guadagnato il portone di casa, Andrea si precipita a raccontare quello che è accaduto e lo fa su Facebook per raggiungere quante più persone possibile: "Non posso accettare che nel 2012, per aver tenuto sottobraccio un mio amico debba temere di essere pestato – scrive Andrea secondo quanto riporta il quotidiano torinese La Stampa -. Non voglio rinunciare a un semplice gesto d’affetto per paura. Questa volta è andata bene, ma la prossima?".
Con il supporto dell’avvocato Michele Potè di Rete Lenford Andrea e Michele hanno deciso di sporgere denuncia. Il presidente di Arcigay Torino, Marco Giusta, però, si rivolge al parlamento. "Quanto dobbiamo ancora aspettare – dice Giusta alla Stampa -prima che il legislatore adegui la legge Mancino contro i reati d’odio e apra l’istituto del matrimonio alle coppie gay?". "Dove sono le istituzioni? Dove sono le condanne unanimi? La violenza omofobica, purtroppo, continua a essere presente, ma la nostra politica ancora non sembra averne capito la gravità- commenta Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd -: da una parte non approva una legge ad hoc per questo tipo di discriminazione, dall’altra avalla senza condannare dichiarazioni violente e razziste di politici ormai senza più argomenti".
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