La Chiesa, o meglio la Diocesi di Torino, apre alle coppie LGBT. Sembrerebbe una svolta incredibile, ma non è proprio così. Fin dal principio, infatti, si specifica che le relazioni tra coppie dello stesso sesso sarebbero riconosciute come lecite, purché siano fedeli. Per il semplice fatto che le relazioni sono omosessuali, allora per forza deve essere tra due persone infedeli. Un po’ come quello capitato durante l’approvazione alla Camera del ddl Cirinnà, da parte dell’allora ministro degli Interni Angelino Alfano, il quale volle eliminare l’obbligo di fedeltà (e la stepchild adoption) per sottolineare una differenza tra matrimonio e unione civile.
Ma a specificare cosa la Diocesi di Torino intende davvero, è il gesuita padre Pino Piva. E’ lui uno degli organizzatori del ritiro della diocesi avvenuto alla fine di aprile, destinato proprio alle persone omosessuali. Padre Pino Piva, spiega:
L’esperienza dell’amore fedele di Dio è un modo per mettere ordine nelle relazioni disordinate, omosessuali o eterosessuali che siano.
E’ da queste parole che si nota una straordinaria apertura, in realtà. Difatti, la Chiesa per secoli ha sostenuto che le relazioni omosessuali sono disordinate. Il gesuita, invece, non è del tutto d’accordo, includendo nelle relazioni disordinate anche quelle eterosessuali. A creare il disordine, sarebbe appunto la mancata fedeltà. L’incontro di fine aprile è stato organizzato quasi di nascosto, e solo quando tutto era organizzato è stato rivelato. La decisione di “nascondere” il ritiro era un atto quasi dovuto, per evitare che venisse bloccato come lo scorso anno, dall’arcivescovo Cesare Nosiglia. In quell’occasione, a organizzare l’evento era stato don Gianluca Carrega, presente anche quest’anno.
Dalla parte della Diocesi di Torino, più sostegno di quanto si possa pensare
La Diocesi di Torino è in buona compagnia, nella sua apertura alle coppie LGBT. Difatti, molti uomini di chiesa importanti (per lo più vescovi) hanno aperto anche alla benedizione in Germania e Austria, e varie delegazioni hanno incontrato diverse delegazioni di associazioni LGBT.
Insomma, qualcosa si muove. Ma non è ancora presto per dire che il Vaticano sta aprendo alla comunità. Per quello, forse, occorrerà ancora un po’ di tempo. Quanto, però, non si sa.
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