La sua disabilità non lo ha certo fermato. Per cinque anni, dal 2004 al 2009, ad esempio, Gabriele Viti è stato assessore all’Istruzione a Cortona, dopo essere stato consigliere comunale. Ma certo sa bene cosa vuol dire vivere una condizione che la gente non capisce, in una società che certo non ti aiuta, dando per scontato che certe cose, per te, non ci saranno mai. Come la sessualità per un disabile o un figlio per una coppia lesbica. Non a caso, sul primo tema, ha scritto anche un libro: "Il Kamasutra dei disabili".
E adesso Gabriele ha lasciato un messaggio sul sito www.vogliamoavereunfiglio.org per comunicare che il suo seme è a disposizione di chi vuole fare un figlio ma non può permettersi viaggi all’estero e costose cliniche per l’inseminazione artificiale. «Sono un disabile trentacinquenne in ottima salute, ho pensato di poter offrire a tutte le coppie lesbo che non possono o non vogliono andare all’estero per avere un figlio, un’idea. Forse un’idea non molto etica, ma il fine giustifica il mezzo (Machiavelli)».
Già, in ottima salute. Perché la disabilità di Gabriele non è legata ad una malattia, ma ad un problema verificatosi al momento del parto quando il cordone ombelicale, per qualche secondo, lo ha soffocato provocando, così, una forma di spasticità.
Il suo messaggio è rivolto alle coppie lesbiche che vorrebbero un figlio, ma che non possono averlo. «Una provocazione, in un Paese dove chi ha soldi può permettersi di andare all’estero per l’inseminazione artificiale – spiega Gabriele al quotidiano La Nazione -, mentre chi non li ha resta a piedi, soprattutto le coppie gay. Per i disabili la sessualità, invece è negata a priori». Tutto è pronto, legalmente, per la donazione. Viti ha anche redatto, sineme all’avvocato, due moduli: con uno rinuncia a qualsiasi diritto sul bambino, mentre il secondo attesta che l’eventuale rapporto è consensuale.
Ma Gabriele donerebbe il seme anche se l’aspirante mamma non volesse consumare il rapporto e non pretende neanche di sapere se l’inseminazione è avvenuta con successo o no. E per quanto riguarda l’omogenitorialità, Gabriele ha le idee molto chiare: «Ho visto tante famiglie tradizionali che non hanno cresciuto bene i propri figli – dice ancora a La Nazione -. Nei confronti delle coppie gay non ho pregiudizi, possono tranquillamente fare i genitori. Preferisco avere un figlio da due lesbo che mettere un figlio in istituto».
Qualcuna risponderà alla proposta di Gabriele? Non lo sappiamo, ma il nome del sito è quello giusto. E comunque, Gabriele, sulla cui vita è stato girato un docufilm da Fox, sa che di certo le sue battaglie non finiscono qui. Il futuro immediato lo vedrà protagonista di un servizio fotografico di nudo insieme ad un’altra ragazza disabile: «Quindici scatti che realizzeremo a luglio in uno studio milanese, con cui spero di fare una campagna nazionale dal titolo "La disabilità messa a nudo". Va fatta con intelligenza, per non banalizzare tutto».
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