Donald Trump non molla.
L’odio del presidente americano nei confronti della comunità LGBT non conosce limiti, tanto dall’aver ripreso in mano la già contestata proposta di vietare l’ingresso nelle forze armate alle persone transgender.
Nonostante numerosi tribunali abbiano stabilito l’incostituzionalità della sua proposta, Trump vorrebbe ora portare il caso davanti alla Corte Suprema, saltando a piè pari la Corte d’Appello.
Noel Francisco, procuratore generale, ha ufficialmente chiesto alla Corte Suprema un giudizio definitivo sulla questione. Un anno fa Trump annunciò il suo indecente divieto alle persone transgender nell’esercito, citando fantomatici costi legati al trattamento medico. Persino il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, James Mattis, bloccò la proposta, ancor prima che il giudice Kollar-Kotelly ne impedisse l’applicazione.
Ma Trump non si è fermato. Rumor alla mano, il tycoon avrebbe affidato al catto-estremista vicepresidente Mike Pence e ad altri attivisti anti-LGBTQ il compito di redigere un nuovo testo, presto ufficializzato. Nell’attesa, la Corte Suprema potrebbe definitivamente cestinare un divieto che ha indignato il mondo intero.
Il mese scorso, come dimenticarlo, il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti ha sostenuto la delirante tesi che il genere dovrebbe essere definito come una “condizione biologica, immutabile e determinata dai genitali alla nascita”. Una proposta che di fatto cancellerebbe tutte le persone transgender d’America. Oltre 1.600 scienziati, tra cui nove vincitori del premio Nobel, hanno firmato una lettera aperta per condannare pubblicamente l’ultima sparata trumpiana. “La proposta non è in alcun modo fondata sulla scienza, come sostiene l’amministrazione”, hanno tuonato. “La relazione tra cromosomi sessuali, genitali e identità di genere è complessa e non pienamente compresa”. “Non esistono test genetici che possano determinare senza ambiguità il genere, o anche il sesso. Inoltre, anche se esistessero tali test, sarebbe inconcepibile usare il pretesto della scienza per attuare politiche che annullano l’esperienza vissuta delle identità di genere delle persone. “
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