Si conclude oggi, al Cairo, il processo d’appello di Mahmud, 16 anni appena compiuti, già condannato in primo grado lo scorso 18 settembre al termine di un processo che lo vedeva imputato di "comportamento immorale" (l’omosessualità non è esplicitamente prevista dal codice penale egiziano), con l’accusa di aver ricevuto soldi in cambio di rapporti sessuali con un uomo. La condanna ha visto infliggere al giovane Mahmud il massimo della pena: 3 anni di lavori forzati più 3 di libertà vigilata. La sentenza d’appello è attesa per domani 19 dicembre.
"Dopo circa un secolo dalla condanna a 2 anni di lavori forzati emessa da un tribunale britannico contro Oscar Wilde – ricorda Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – la storia rischia di ripetersi, a qualche grado di latitudine di distanza. Questa volta gli anni di lavori forzati rischiano di essere 3, e l’imputato, già condannato in primo grado, ha 16 anni, è egiziano e si chiama Mahmud. Sarebbe un atto di barbarie".
Arcigay, che da mesi sta seguendo questo caso in coordinamento con Amnesty International Italia, lancia un appello affinché l’Unione Europea, che ha appena ratificato l’accordo di associazione con l’Egitto, esiga il rispetto dei diritti umani come sancito dall’art. 2 dell’accordo medesimo.
L’Egitto figura inoltre dal 1982 tra i firmatari del Patto Internazionale per i Diritti Civili e Politici (ICCPR), che all’art. 2 afferma:
"Ogni stato che ratifica il presente trattato si impegna a rispettare e ad assicurare ad ogni individuo che si trovi all’interno del suo territorio e sottoposto alla sua giurisdizione i diritti riconosciuti nel presente trattato, senza distinzioni di alcun tipo, come razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o di altro tipo, origine nazionale o sociale, proprietà, status di nascita o altro".
Il diritto di ogni individuo a non essere discriminato su base sessuale, compreso l’orientamento sessuale, è sancito anche dalla Carta Africana sui Diritti dell’Uomo e dei Popoli, della quale l’Egitto è membro.
Amnesty International, Defence for Children International, Human Rights Watch e International Federation for Human Rights chiedono l’immediato e incondizionato rilascio del ragazzo.
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