Elezioni, sono quattro i candidati lgbt nelle liste PD e SeL

Il centro-sinistra scioglie finalmente il riserbo sulle liste di candidati alle prossime elezioni politiche. Ecco gay e lesbiche che si confronteranno con il voto nella prossima tornata elettorale.

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Il centro-sinistra ha chiuso le liste elettorali e sono pubblici i nomi e cognomi di coloro che si presenteranno alle prossime elezioni politiche. La campagna elettorale può ufficialmente incominciare, con i diritti gay tra i temi più caldi del dibattito elettorale. E  mentre, proprio alla vigilia della diffusione delle liste, Silvio Berlusconi accennava ad un sì con il capo alle unioni civili a Rtl 102.5, Pier Luigi Bersani ribadiva su La7 la sua infatuazione per le unioni civili alla tedesca e Mario Monti si lasciava sfuggire su SkyTg24 che, in tempo di crisi i diritti non sarebbero una priorità per il suo Centro, si apprestano a far sentire le nostre ragioni, in campagna elettorale e, se eletti, nelle aule parlamentari, un gruppo tenace di candidati lgbt. Si sa mai che finisca finalmente la solitudine di Paola Concia, unica candidata visibile nell’ultima legislatura nelle file della minoranza, che così poco ha prodotto in termini di risultati concreti.

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Tra gli “eleggibili”, e questa volta per sedersi nei banchi della maggioranza, ci sarà, il capolista in Veneto Alessandro Zan, 39 anni, attivista in Arcigay e in Sinistra Ecologia Libertà a Padova che può vantare la conquista, tra l’altro, dell’anagrafe cittadina delle coppie di fatto. Zan, che ha raccolto oltre 700 preferenze alle primarie del dicembre scorso, è visibilmente soddisfatto: «È un bel riconoscimento dopo tanti anni di lavoro e sui diritti civili», spiega a Gay.it. «Ora bisogna vincere, e vincere bene – continua – per evitare alleanze spurie che pregiudichino l’approvazione di leggi per i diritti e contro l’omofobia». Zan, che se eletto lavorerà gomito a gomito con l’associazionismo, promette «due proposte di legge, il matrimonio gay e una legge che prevede estensione legge mancino ai reati d’odio ai danni di omosessuali e trans. Non dimentichiamoci dei transessuali che non hanno voce in Parlamento. Inutile dire che ci sarò anche sull’abrogazione della legge 40, e sul fine vita». La sua corsa visibile in SeL è solitaria, se si esclude la candidatura evidentemente certa del leader del partito, Nichi Vendola, omosessuale e cattolico.

Il Partito Democratico per parte sua schiera, se non numerosi, almeno alcuni omosessuali visibili.

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Per il Senato in Emilia-Romagna è candidato in posizione eleggibile al 12esimo posto Sergio Lo Giudice, ex presidente di Arcigay e Consigliere Comunale. «Se eletto – ci spiega il candidato – porterò in Parlamento le richieste del movimento lgbt: il matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso insieme alla tutela per figli delle coppie, la modifica legge Mancino per far fronte ai reati di odio contro gli omosessuali e la revisione della legge 164 per il cambio di sesso, con l’attribuzione del genere e del nome sui documenti senza la riassegnazione chirurgica del sesso. Penso anche ad un provvedimento che non faccia decadere il matrimonio contratto da una persona transessuale a meno di esplicita volontà di una delle parti».

Sempre in Emilia, ma alla Camera, sarà candidato molto lontano dagli “eleggibili” al 38 posto di lista, il teologo gay Benedetto Zacchiroli.

Per Ivan Scalfarotto, direttore esecutivo di Parks, associazione no profit tra imprese impegnate sulle politiche di pari opportunità per i propri dipendenti gay, lesbiche e trans, c’è posto (il 13esimo) nelle liste pugliesi per la Camera. Proprio sul suo nome e su altre candidature decise “d‘ufficio” dal partito si erano creati grossi mal di pancia nella giornata di ieri, con il segretario del Pd pugliese, che rassegnava le dimissioni (poi ritirate alla pubblicazione delle liste) in aperta polemica contro la violazione dello spirito delle primarie.

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Infine sarà candidata al Senato in Abruzzo, dopo un drammatico tira-molla pubblico e dopo aver incassato il sostegno di centinaia di eminenti nomi della cultura e dell’associazionismo italiano Paola Concia, che aveva rinunciato alle primarie. Per Paola Concia, terza in lista in Abruzzo, si apriranno le porte del Senato: «Al Sento porto tutto il pacchetto di leggi che ho presentato alla Camera», spiega. «C’è – continua – l’omogenitorialità, l’estensione del matrimonio con diverse proposte, l’estensione legge mancino all’omo-transfobia, la modifica della legge 164, che andrà aggiornata con le associazioni. Ho anche presentato una proposta complessiva contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere e una proposta per l’istituzione di un osservatorio contro il bullissimo nelle scuola». Sarà la volta buona per i diritti lgbt, le chiediamo. «Facciamo gli scongiuri», spiega, «c’è una nuova generazione gay friendly che entrerà nel prossimo Parlamento. Sono più sensibili, soprattutto le donne che ne sono toccate personalmete, sul tema della discriminazione. E poi ci sarà una squadra di attivisti omosessuali ed è un bene che saremo distribuiti nelle due Camere. Io sono davvero ottimista».

In effetti, se il centro-sinistra vincesse con un ampio margine, e conquistasse il premio di maggioranza, una squadretta di almeno cinque parlamentari arcobaleno (ma nessuna persona transessuale è tra questi) potrebbe lavorare tra Camera e Senato.

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Spulciando tra le liste balza agli occhi l’assenza di Stefano Ceccanti, padre della brutta legge sui DICO, mentre è confermata la candidatura “blindata” di feroci avversari dei diritti gay come Giuseppe Fioroni, secondo in lista Lazio II, Rosy Bindi, prima in Calabria, e Edo Patriarca, inventore del Family Day, numero 5 in Piemonte. A fare da contrappeso i nomi di Marilisa D’Amico, avvocato che ha sostenuto la battaglia per i matrimoni per tutti, in Lombardia; Ettore Martinelli, responsabile diritti Pd che ha avuto una interlocuzione costante con Arcigay negli ultimi anni; Laura Puppato, è per il sì al matrimonio gay senza se e senza ma, capolista in Veneto. Insomma è un centro-sinistra con molte luci e qualche ombra importante.

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Restano aperte le chance per una candidatura nelle liste della nuova formazione Centro democratico – Diritti e libertà in Emilia Romagna alla Camera dei Deputati per Franco Grillini. I Radicali poi, secondo indiscrezioni, potrebbero candidare sia alle elezioni regionali che a quelle politiche, in Piemonte Enzo Cucco, in Lazio Sergio Rovasio e in Lombardia Yuri Guaiana che molto si sono spesi per il matrimonio gay con l’Associazione radicale Certi Diritti.

Sulle candidature per la lista arancione di Ingroia, per il Movimento 5 Stelle e per il centro-destra, tra Pdl, Lega e Scelta Civica con Monti tutto ancora tace, ma di certo altre candidature lgbt, in posizioni più o meno appetibili, potrebbero fare capolino già nei prossimi giorni.

di Stefano Bolognini

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