VARESE – Alla vicenda di Fabrizia B., la transessuale che ritiene di essere stata ingiustamente licenziata, i media hanno dato un gran risalto. Gay.it si è già occupato del caso: abbiamo sentito quello che aveva da dire il sindaco di Uboldo e sono stati già diverse centinaia i lettori e le lettrici che hanno firmato la nostra petizione on-line affinché, se ingiustizia c’è stata, vi venga posto rimedio. Ci è parso doveroso anche contattare Fabrizia, e sentire la sua versione dei fatti.
Fabrizia, il tuo caso ha avuto molto risalto sulla stampa. Cosa sta succedendo adesso?
Di giornalisti qualcuno è tornato, non solo quotidiani anche rotocalchi. Sono stata invitata anche a delle trasmissione televisive ma preferisco prima chiarire bene la mia situazione lavorativa e poi magari potrei andare in televisione per parlare della vicenda dal punto di vista della discriminazione, perché è una questione che vorrei chiarire pubblicamente. Per quanto riguarda questo aspetto ci penserò io, so affrontarlo da sola, però a livello del lavoro ho bisogno dell’assistenza di un avvocato che sappia come muoversi in questo ambito. Per questo ho un appuntamento, giovedì prossimo con un avvocato della CGIL per chiarire la mia posizione lavorativa. Ho la documentazione di tutto il lavoro che da oltre tre anni svolgevo tramite la cooperativa del comune e voglio chiarire come mai mi hanno lasciato a casa, e se ci sarà modo di fare una vertenza la farò.
La loro versione è che il comune non c’entra e che comunque esisteva solo un contratto a tempo determinato e che poi la persona che sostituivi è rientrata.
Ma certo, per l’amor del cielo, però ci sono anche altre cose che bisogna sapere, ad esempio che la mia collega ha fatto la richiesta per un aiuto. Noi eravamo in due quindi ci aiutavamo, ci sostituivamo, adesso non ci sono più io ma sono ancora in due perché hanno assunto un’altra persona. Via io, hanno assunto un’altra persona, capisci? La cooperativa per conto del comune dà assistenza a queste persone bisognose, c’è chi ha fatto richiesta per avere del supporto e il comune non glielo ha ancora dato, per cui hanno dovuto prendere per conto loro una persona a pagamento. E stiamo parlando di persone che economicamente non è che possano molto. Allora, il lavoro c’era ma a me mi hanno lasciata a casa. Il sindaco non può dire che loro non c’entrano niente: la cooperativa è in appalto al comune, io le ore lavorative le portavo in comune non alla cooperativa e fin quando non c’era la firma dei servizi sociali non mi pagavano. Allora c’è qualcosa che accomuna le parti, questo non può essere negato in assoluto. Non nego comunque che ho avuto una mano da loro perché mi hanno dato questo lavoro, però adesso non vorrei aver perso tutto.
Che tipo di attività specifica svolgevi per la cooperativa?
Assistenza agli anziani. Io lavoravo in part-time dunque direttamente facevo sei ore al giorno e avevo due utenti miei: uno poverino è andato in una casa di riposo e l’altro, che aveva dei problemi con l’alcol, è entrato in una comunità per disintossicarsi. Naturalmente io avevo altre persone o aiutavo la mia collega quando c’era bisogno di fare delle sostituzioni. Ora l’assistente sociale del comune mi ha detto che, secondo loro, io non sono più in grado di affrontare questo lavoro. Ma la situazione era già traballante e già l’estate scorsa io avevo detto di voler una maggiore sicurezza per il lavoro. Mi era stata assegnata l’assistenza di una persona, ma aveva dei problemi psichiatrici abbastanza evidenti e c’era bisogno di cure specialistiche, non era gestibile a casa.
Dopo che questa cosa è uscita sui media da parte del comune c’è stato alcun contatto?
No, no, nessun contatto, non mi hanno chiamata, nessuna parola. Da parte mia ho bisogno di chiarire ulteriormente le cose per cui adesso aspetto di parlare con l’avvocato del sindacato. Ripeto, per la questione legata al Fabrizio/Fabrizia mi difendo da sola, ma ho necessità di chiarire le cose in quanto lavoratrice.
Che tipo di supporto e assistenza hai avuto?
Fino ad ora non avevo mai avuto problemi, neanche psicologici, legati alla mia trasformazione. Io ho due care amiche, una di Ancona e una di Varese, le conosco da tanti anni e come me hanno fatto il cambiamento di sesso già da molti anni. Dopo aver fatto l’operazione non ho fatto subito la procedura per il cambiamento di nome perché non me lo potevo permettere economicamente, ora il mio avvocato mi ha detto che entro la fine dell’estate dovrei avere il mio nome nuovo su tutti i documenti. Per quanto riguarda il resto al momento non so bene cosa fare, aspetto di parlare con quelli del sindacato e sapere quello che mi dicono. Dopodiché potrei anche accettare di andare nei vari programmi per raccontare la mia storia. Finora non ho mai avuto particolari problemi, dico la verità. Non è neanche che mi manchino le persone che mi vogliono bene, tutt’altro, sono circondata da persone che mi apprezzano per come sono, questo è molto bello. Voglio anche ringraziare Gay.it per il gran bell’appoggio che mi ha dato con la raccolta delle firme, veramente, grazie di cuore.
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