Faceapp: i rischi dietro la app del momento

Siamo del tutto sicuri che condividere le nostre foto da vecchi sia solo un trend divertente e del tutto innocuo?

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Se in questi giorni hai aperto un qualsiasi social (il se è retorico) avrai notato sicuramente le foto di profilo dei tuoi amici invecchiate in modo repentino, e sicuramente sai già che è la moda virale del momento: scoprire come saremo tra 30 o 40 anni e condividerlo con i nostri contatti.

Tutto questo grazie ad una app, Faceapp, che esiste da molto tempo ma con l’ultimo update ha introdotto delle funzioni veramente spettacolari, in primis quella relativa all’ “età”, che sta spopolando, coinvolgendo vip e persone comuni.

Ciò che distingue Faceapp da molte app simili è di aver raggiunto una tecnologia veramente impressionante nell’elaborare i visi umani e modificarli in modo assolutamente realistico.

Un trend divertente, ed anche molto interessante sul piano tecnologico, ma siamo sicuri sia del tutto innocuo? Ci possono essere ripercusioni in particolare per persone LGBTQ? Se ne sta parlando proprio in queste ore.

Chi c’è dietro FaceApp

Si chiama Yaroslav Gonharov, sviluppatore russo, in passato capo di Yandex, il “google russo”, e manager di Microsoft: Faceapp appartiene ad una società basata in Russia.

Ogni volta che la app modifica una foto con un filtro carica prima su cloud quell’immagine (ossia ne fa una copia sui suoi server) e poi la restituisce elaborata, proprio perchè il suo algoritmo di modifica, particolarmente potente, ha bisogno di molte risorse per funzionare. Ecco perchè c’è da aspettare quei pochi secondi di elaborazione, che in realtà sono un upload – elaborazione – download.

Un processo molto veloce e quasi impercettibile, e comune a molte altre app del resto, ma che autorizza la società russa a detenere una copia delle nostre foto. Le polemiche sono iniziate da lì: se la sede dell’azienda è in Russia, significa che le foto sono memorizzate in un paese non esattamente noto per il rispetto della privacy.

Faceapp può controllare totalmente il nostro smartphone?

Secondo il sito ucraino di tecnologia Uaportal, Facepp però può utilizzare anche la posizione, il file di registro, l’ID dello smartphone, tutta la galleria fotografica (non solo la foto da elaborare), e scarica alcuni file sul device che potenzialmente lo rendono tracciabile.

Altri critici hanno rilevato che la Wireless Lab, la società di Gonharov che produce FaceApp, usa la tecnologia delle reti neurali e potrebbe potenzialmente utilizzare le immagini modificate proprio per creare eserciti di troll dall’aspetto “umano” difficilmente smascherabili in quanto dotati di una foto profilo che non appartiene a persone reali ma è estremamente realistica, da rivendere in campagne “dark social”.

In seguito alle polemiche Faceapp ha dichiarato che le immagini sono salvate su server americani (amazon) e non russi, e che le immagini vengono conservate solamente per 48 ore per poi essere distrutte, smorzando in parte le polemiche.

Onestamente non abbiamo dati che smentiscano le rassicurazioni della società, ma allo stesso tempo ci sembra importante, specie considerando che la Russia è un paese omofobo, essere coscienti che è in corso un dibattito sui possibili rischi legati all’uso di questa app.

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